L’ultima grande speranza israeliana per una pace con i palestinesi si chiama Isaac Herzog. E’ il nuovo leader dei laburisti, eletto da un mese al posto dell’opaca, quasi invisibile Shelly Yacimovich, mai incalzante nel dibattito interno, del tutto sconosciuta fuori dal Paese.
Herzog, 53 anni, è una garanzia a partire dal nome. Il padre Chaim, capo dei servizi segreti militari e presidente d’Israele per due mandati, è uno dei fondatori dello Stato. Il nonno Yithzak HaLevi è stato il primo rabbino capo askenazita di Israele. In precedenza, in Irlanda da dove gli Herzog vengono, per le sue simpatie repubblicane era noto come “il rabbino dello Sinn Féin”. Anche la famiglia da parte di madre appartiene all’aristocrazia sionista: di quella sinistra israeliana che ha combattuto a lungo i palestinesi per poi capire che la sola via d’uscita era la trattativa.
Non è l’albero genealogico che fa di Isaac Herzog la persona adatta per sperare (anche se in Israele le origini politiche contano: danno sicurezza, quando si deve scegliere un leader). Con Shelly Yacimovich, Havodah, cioè il Labour, aveva abdicato al suo ruolo storico di partito del processo di pace. Non l’aveva messo fra i temi della campagna alle ultime elezioni né incalzato il governo Netanyahu in Parlamento. Solo nel caso in cui Bibi Netanyahu concludesse un accordo con i palestinesi e la destra estrema del suo esecutivo lo abbandonasse per protesta – era stato l’unico impegno promesso da Yacimovich – il Labour garantirebbe a Bibi la maggioranza necessaria per andare avanti. Un ruolo gregario, dunque, rispetto a un’ipotesi remota.
Herzog invece è stato chiaro fin dalla prima dichiarazione: “Solo passi audaci verso la pace con i palestinesi, ci permetteranno di avanzare su tutti i fronti. Ho seri dubbi che Netanyahu lo capisca”. Parole illuminanti. Che tuttavia basti solo un leader giovane e determinato, con il sangue blu- labour, per far risorgere un vecchio partito; che il leader e il partito possano portare Israele a un accordo di pace nei tempi stretti richiesti da John Kerry, sono più desideri scambiati per realtà che una prospettiva politica.
In effetti non scommetterei più di qualche euro sulla possibilità che il 2014 porti il miracolo di un accordo fra israeliani e palestinesi: che d’improvviso si sciolgano insieme l’arroganza dei primi e il dogmatismo dei secondi. In più, molti potrebbero ricordare, gli israeliani non sosterranno mai un accordo con i palestinesi mentre attorno, il Medio Oriente è diventato il luogo più instabile del mondo. Indubbiamente le Primavere arabe sono in apparenza un deterrente forte contro quei “passi audaci” invocati da Herzog.
Eppure le dinamiche in corso nella regione possono anche essere guardate come un’opportunità. Arabia Saudita, monarchie del Golfo, Giordania ed Egitto temono più di ogni altra cosa un Iran nucleare. Anche Israele. E non c’è Paese arabo che oggi non ammetta che le forze armate israeliane siano l’unico deterrente credibile contro un eventuale espansionismo iraniano. Se Israele trovasse un compromesso con i palestinesi la cooperazione nel campo della sicurezza con gli arabi (con qualcuno è già in corso) diventerebbe una realtà politica del Medio Oriente.
Israele ha un’arma concreta per spingere l’Iran a rinunciare alla bomba atomica. Un commentatore israeliano l’ha definita “Bushehr per Yitzhar”, cioè l’impianto nucleare della città iraniana in cambio dell’insediamento ebraico nei Territori occupati palestinesi. In altre parole, un accordo sullo Stato palestinese da barattare con il programma nucleare iraniano.
Se ci pensate, con un accordo così vincerebbero tutti: i palestinesi per avere finalmente uno Stato, gli israeliani per aver impedito la bomba iraniana, gli iraniani per aver sacrificato la bomba in nome della più giusta delle cause islamiche, sauditi e altri arabi per non essere più minacciati dagli iraniani e, contemporaneamente, per aver liberato la Palestina. Gli Stati Uniti per aver sponsorizzato l’operazione con Gerusalemme e Teheran, i russi per non essersi opposti. E i cinesi. Perché alla fine i cinesi portano sempre qualcosa a casa.
E’ per questo che al miracolo 2014 dovete credere con estrema cautela. Appartiene alla categoria “Troppo Bello Per Essere Vero”. Buon anno a tutti comunque.