Restaurazione egiziana

Sisi  L’ultimo ad aver abbandonato Hosni Mubarak, due anni fa, è stato il primo a correre in soccorso dei generali tornati al potere. I militari stavano ancora arrestando i Fratelli musulmani che contano, quando è arrivato un entusiastico messaggio di re Abdullah. Poi sono venuti anche i soldi.

 Abdullah non è un monarca costituzionale, il suo regno è il più reazionario e islamico della Terra. E’ difficile si compiacerebbe se pensasse che nel Paese più importante del mondo arabo, dei giovani di sinistra hanno imposto una rivoluzione laica. Evidentemente è convinto che al potere al Cairo siano tornati i militari: quelli che proteggevano Mubarak, che poi hanno scaricato per cause di forza maggiore e che ora tornano, montando un nuovo cavallo.

  Non vorrei fare della teoria cospirativa (Montanelli che odiava la dietrologia, mi perdoni) ma continuo a dubitare che, per quanto determinato, un gruppo di ragazzi abbia fatto tutto da solo e in due mesi. Credo che la storia dei Tamarrud debba ancora essere scritta.

  Provo simpatia e tristezza sincere per chi ci ha creduto e continua a crederci. Probabilmente giorno dopo giorno si stanno accorgendo di essere stati usati. Nelle farraginose consultazioni per mettere in piedi il nuovo governo, a loro è stato garantito il ministero per la Gioventù. Una via di mezzo fra una promessa da grande fratello e una paghetta settimanale.

  Non gradiranno sapere che dopo l’entusiasmo
di Abdullah, gli israeliani hanno insistito con l’amministrazione Obama perché
sostenga incondizionatamente i militari (il golpe, non la rivoluzione). Nessuno
quanto le forze armate può garantire la pace di Camp David del 1979, la sicurezza
nel Sinai e alle frontiere di Israele, richiusura di Gaza compresa. Non è bello
da scoprire, dopo aver gridato per una settimana di complotto tra fratellanza e
sionisti.

   La restaurazione egiziana è un fattore
geopolitico contro il quale i Tamarrud non possono fare nulla. Non è per questo
che il generale al-Sisi ha riportato i militari al centro del caos egiziano,
anche se il caos regionale gli è stato utile. L’interesse di molti – sauditi,
emirati, Israele, probabilmente Libia e Siria, forse Stati Uniti e Gran
Bretagna, Ue non si sa – è conciso con quello dei militari egiziani: togliere
di mezzo i Fratelli musulmani perché l’esperimento dell’Islam politico al
potere è troppo incerto e pieno di pericoli perché possa essere lasciato
esprimersi fino in fondo. L’arabo che più ci aveva creduto era l’emiro Ahmad
al-Thani del Qatar: la progressiva democratizzazione del Medio Oriente
attraverso un Islam politico moderato, era il suo grande disegno. L’emiro ha
abdicato e ora a Doha c’è il figlio Tamim che da’ segni precoci di abbandono
dell’eredità del padre. Il Qatar non ha mai affermato dogmi, la sua diplomazia
duttile si adatta in fretta ai mutamenti. Lo farà anche con l’Egitto.

  Troppe Primavere, è tempo di ordine.
L’andamento della guerra civile siriana, con il Libano che presto seguirà, ha
cambiato le certezze di molti. La lotta contro la brutalità del regime di
Bashar Assad sta producendo un mostro estremista peggiore e incontrollabile.
Scomparsi dalla scena libanese Saad Hariri e i sunniti moderati, la reazione
allo strapotere di Hezbollah sciita è affidata a bande qaidiste a Sidone e
Tripoli.

  La democrazia è prematura se il suo primo
prodotto è tutto questo, è la conclusione che molti condividono a varie
latitudini politiche. Anche se è il sogno senile del re saudita, in fondo i
militari egiziani non vogliono tornare a Mubarak. Il loro obiettivo è una
restaurazione riformata. Chiamatelo pure gradualismo, se può essere di conforto
alla vostra delusione.  

Tags:
  • Mojtaba |

    L’emiro del Qatar aveva condannato all’ergastolo un poeta, per versetti non troppo lusinghieri sulla sua persona. A questa megalomania non era arrivato nemmeno re Abdullah. Ma dott. Tramballi sarebbe stato questo qui il portatore di democrazia nel medioriente? È possibile avere una visione cosî manichea?

  • ddp |

    quando il giorno dopo è stato ucciso un cristiano copto ho capito: dalla padella alla brace

  • carl |

    Ammesso e non concesso che, per quanto riguarda l’Egitto, la casta militare (certamente succuba e diependente dall’esterno come tutte le altre dell’occidente) gestisca il potere sul piano socio-politico, l’interrogativo di fopndo è come lo gestirà sul piano economico..???
    Introdurrà il razionamento? Con delle relative “tessere annonarie” di storica memoria..:o)?? Sorrido ma non sarebbe proprio il caso..
    O ancora le “cucine economiche”..?
    La storia ci dice che ci fu un tempo in cui dall’Egitto “il principe” traeva il grano da distribuire alla plebe romana, unitamente ai circenses et divertissements vari.. Oggigirono invece la storia ed i rapporti statistico-economici ci dicono che l’Egitto è il maggior importatore di grano al mondo per nutrire la sua popolazione (84 miolioni ca.)..
    Viene porprio da parafrasare la nota frase o battuta:
    “E’ il progresso, bellezza , e tu non…!”:o)

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