La depressione del cittadino giornalista

Elementari   Era ormai da oltre un mese che non scrivevo un post sul mio blog. Stavo maturando l’idea concreta di lasciar perdere, facendo una volta tanto felici gli amici di Informazione Corretta. Mi ha stupito tuttavia la reazione preoccupata di molti lettori che mi hanno chiesto cosa fosse successo. Vittima di una censura? Gravemente malato? Prosciugamento della vena polemica? Avevo cambiato mestiere e aperto un'enoteca?

  Molti, nel mio caso, non sono un esercito: occuparsi di politica estera in Italia non è un lavoro che garantisca successo di pubblico. Si va poco in televisione, il mondo di Twitter e Facebook a malapena ti tollera. Ma coloro che mi hanno scritto sono un numero sufficiente per farmi credere di non essere solo al mondo, addirittura di illudermi di avere una qualche utilità: lo riconosco, questo è un classico delitto di ubris, di presunzione di fronte agli dei.  Dovevo dunque una spiegazione.

  Tutto è incominciato il pomeriggio del 25 febbraio. Quando abbiamo capito che il Partito democratico non poteva vincere alcuna elezione, che i veri trionfatori erano Berlusconi e Grillo e che l’Italia sarebbe rimasta nel suo brodo di melmosa incertezza. Il cittadino Tramballi è rimasto paralizzato, il giornalista Tramballi travolto da un senso di totale inutilità. Dopo mesi e mesi di campagna elettorale sguaiata, ne sarebbero venuti altri dedicati allo sterile dibattito politico nazionale.

  Per gli esteri avrebbe continuato a non
esserci spazio sui giornali, in tv, tantomeno negli interessi dei lettori. Ancora
e ancora quel banale vocabolario di neologismi mediatici: “giovani turchi”,
“popolo della rete”, “mal di pancia”. In un servizio sulle polemiche nel Pd un
collega della 7 le ha definite “mal di pancia esplosivo”. Praticamente una
crisi di diarrea.    

   Basta, ho detto a me stesso. Senza sapere
esattamente perché (la psicanalisi saprebbe trovare tante risposte), ho incominciato
a cercare le tracce del mio passato. Le foto del matrimonio, del militare,
quelle da studente, del giovanotto volontario fra le vacche di un kibbutz, del corrispondente
di guerra in posti schifosi.

   Indietro fino a una foto delle elementari.
Scuola delle suore Figlie di Nostra Signora della Misericordia G. Rossello, via
Goldoni 72, Milano, circa 1962. La pubblico qui accanto: io sono quello nella
fila in alto, primo a sinistra accanto alla Signorina Vitaloni, la maestra. Il
quarto seduto da sinistra nella prima fila è Roberto Casaleggio, con le mani
giunte e le orecchie a sventola come le mie. Lui il cittadino guru.

  Il mio
vecchio amico Casaleggio che non sapeva giocare tanto bene a pallone, è
diventato l’epitome del web, il sacerdote della verità elettronica, di quella
rete dell’immediatezza, della total democracy, della semplificazione dei
problemi: giusto o sbagliato, bene o male, banco o nero (un’altra buona ragione
per non essere juventini).

   Mi sono chiesto: a cosa serve un blog
chiamato “Slow News” in un mondo di verità senza sfumature, maturate in un
nanosecondo ed espresse in cinquanta battute di tweet? Un blog che dosa i suoi
post, ogni volta temendo di essere invadente? Di solito non ne mettevo più di
un paio la settimana: perché quante caspita di volte di seguito puoi avere
qualcosa di interessante da dire agli altri?

  Ma forse non è agli altri che scriviamo blog,
post, tweet. Scriviamo per noi stessi. A noi stessi. Tuttavia dentro questa
grande rappresentazione onanistica gli elettori si fanno un’idea politica e i
lettori credono di essere finalmente informati.

  Inseguendo quello che scrivevano i siti e
Twitter sugli attentati terroristici di Boston, la CNN ha perso definitivamente
quel poco di credibilità che faticosamente aveva. Sono stati i sauditi. No,
scusate, la lobby delle armi, giù a Washington. Pit Smith di Kalamazoo,
Michigan, ha le prove di un coinvolgimento di Babbo Natale. Il fenomeno è
diffuso anche da noi: il Tg riferisce di una notizia pubblicata dal sito di un
grande giornale che l’ha presa da un sito indipendente che ha ricevuto un tweet
da un lettore. E’ un problema di rapidità, non di credibilità. Anzi, più la
notizia, l’annuncio o la riflessione è incredibile, meglio è: il successo del
click la rende vera.

  Nonostante questo, da bravo soldatino torno
al mio dovere di blogghista, sinceramente dispiaciuto per aver illuso gli amici
di Informazione Corretta.  

Tags:
  • LucaLB |

    Bentornato Tramballi

  • Altro Fabio |

    ma davvero, avere tra i propri ammiratori uno che parla di “potere ebraico che ormai domina il mondo dell’informazione e della finanza”…che sfiga per un bravo giornalista !

  • ddp |

    bentornato e grazie!

  • fabio |

    Il post del lettore Marco (cit.: Lei è unico dei pochi giornalisti con le “palle” che non si lascia intimorire dal quel potere ebraico che ormai domina il mondo dell’informazione e della finanza e che, indisturbatamente, continua a cancellare la storia del popolo Palestinese…)è molto significativo del genere di lettori che ammirano Ugo Tramballi.
    C’è poco da aggiungere.

  • Musungu |

    Ugo, grazie.

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