Likud di Palestina e Hamas d’Israele

MeshalNel suo primo comizio elettorale a favore dell’israeliano Bibi Netanyahu, il palestinese Khaled Meshaal ritornato dall’esilio, ha scrupolosamente riproposto l’armamentario ideologico di Hamas. Nessun passo avanti, zero lungimiranza: la Palestina islamica sarà interamente liberata dal Mediterraneo al fiume Giordano con la resistenza popolare o la guerra totale; Israele non ha diritto di esistere; conquista di Gerusalemme pietra su pietra; rapimento di israeliani civili e militari per liberare i prigionieri palestinesi.

  Nella piazza di Gaza dove Meshaal è arrivato dopo 45 anni di esilio, c’era anche una specie di attrazione da parco a tema disneyano: era la riproduzione gigante in cartapesta dell’arma finale di Hamas, il razzo che colpirà nel cuore di Tel Aviv. Perché questa, per il capo di Hamas all’estero tornato in patria per esserlo anche a casa, è l’unica strada per la Palestina: Abu Mazen, il suo governo e il partito della trattativa, sono degli inutili traditori.

  Possiamo dire quel che vogliamo. Per esempio che era la prima uscita di Meshaal come candidato alla presidenza palestinese e dunque servivano temi forti: poi Meshaal diventerà moderato, non vi preoccupate. Possiamo anche dire che questa sarebbe la buona occasione perché gli israeliani aprissero una trattativa con Abu Mazen che invece vuole la pace, anziché continuare a punirlo. E magari che liberassero Marwan Barghouti: condannato a quattro ergastoli dagli israeliani durante l’ultima Intifada ma l’unico con il carisma necessario per succedere al logoro Abu Mazen e sfidare con il partito della trattativa quello della guerra santa di Meshaal.

  Possiamo pensare alle vie d’uscita che
vogliamo. Ma il discorso di Meshaal a Gaza resta l’unico argomento reale e
concreto: è stato fatto, le parole sono agli atti. Forse domani il nuovo leader
di Hamas cambierà. Intanto ha detto quelle cose sapendo di dirle a un mese
dalle elezioni israeliane. Se questo non è un endorsement a favore di Bibi e
del Likud, allora gli endorsements non esistono.

  Non fateci caso se nel 1997,da primo ministro,
Netanyahu avesse ordinato al Mossad di avvelenare Meshaal in Giordania: è acqua
passata. I due sono i migliori alleati che un conflitto potrebbe trovare per
sopravvivere al passare del tempo. Hanno entrambi lo stesso disegno:
distruggere l’avversario, non riconoscergli alcuna dignità, il nemico è solo un
terrorista o il male assoluto, vittoria a somma zero: io vinco e tu perdi.

  Se Netanyahu non avesse forze armate né
istituzioni di uno Stato moderno ed efficiente, probabilmente si servirebbe
dell’arma politica del terrore (come alcuni suoi predecessori ideologici, i
padri del Likud, prima della nascita dello Stato d’Israele). Se Meshaal avesse
le istituzioni che Bibi possiede, come Bibi userebbe la sua forza militare,
chiamando “a bassa intensità” un conflitto nel quale muoiono decine o centinaia
di civili avversari.

  Ascoltate le parole stolte e violente di
Khaled Meshaal. Poi ascoltate quelle di Bibi Netanyahu e di Avigdor Lieberman,
suo alleato nel presente governo, nelle prossime elezioni e nello scontato
esecutivo che uscirà vittorioso da quelle elezioni. Per loro il pacifico riconoscimento
all’Onu della richiesta di Abu Mazen, è “la più grave minaccia all’esistenza di
Israele”. Si, hanno detto “esistenza”.

  Quando era ministro degli Esteri, Franco
Frattini che non si può definire un estremista di sinistra né un nemico
d’Israele, ricordava con costernazione un incontro a Gerusalemme con Silvan
Shalom. A dispetto del nome, il vice premier israeliano non vuole affatto la
pace con i palestinesi né con qualsiasi altro arabo. Shalom aveva lasciato
Frattini di stucco dicendogli che Salam Fayyad era un terrorista del quale non bisognava
fidarsi. Fayyad, il primo ministro dell’Autorità palestinese in Cisgiordania è un
moderato che viene dalla Banca Mondiale e dal Fondo monetario internazionale.
E’ il premier di Palestina voluto dagli americani perché costruisse le
istituzioni del futuro Stato, che riportasse l’ordine nelle città palestinesi,
che garantisse la sicurezza d’Israele. Eccolo qui il terrorista palestinese di
Shalom e dell’intero Likud di Bibi Netanyahu.

  Il fatto è che a Khaled Meshaal, il quale
vuole una Palestina islamica dal mare al Giordano, piace Bibi Netanyahu che non
vuole alcuna Palestina. Ed evidentemente Netanyahu va pazzo per il cliché del
palestinese che veste il figlio lattante da kamikaze, che pensa alla lotta
permanente. Quel palestinese esule a vita che darà sempre una giustificazione
morale al furto israeliano della terra palestinese. E’ il palestinese che Meshaal
rappresenta, quale sia il numero di palestinesi che diventeranno profughi o che
moriranno per questa causa senza una fine. Mettetevi comodi, è solo l’inizio di
un nuovo film dell’orrore: “La santa alleanza Lukud-Hamas”. O meglio: “I
fantasmi che non ritornano perché non se ne erano mai andati”.

 

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  • robdic |

    Non avendo avuto fortuna con il primo commento (ma che è, la sindrome di Grillo, col quale Tramballi di sicuro condivide la visione del conflitto in M.O.?), riprovo. Vorrei chiedere al “giornalista” Tramballi quando, a differenza del vostro amato Meshaal, Netanyahu avrebbe dettodi volere il grande Israele o nessuna Palestina. Del resto, siete poco avveduti, perchè se avesse detto veramente queste cose, a voi odiatori d’Israele chi vi teneva? Avreste parlato di un nuovo Hitler

  • Antonio |

    Questa e’ cronaca intesa come descrizione dei fatti e di quanto sostenuto dalle fonti. Sinceramente non vedo alcuna presa di posizione dell’autore. Purtroppo la storia e’ questa, molto complicata e ringrazio il Dr Ugo tramballi che ha il coraggio di lasciare una testimonianza e di raccontarcela.

  • Fabio |

    io invece credo proprio che quella di tramballi sia “un’equidistanza” abbastanza condivisibile.
    Solo che ai primordi del Likud c’era una maggioranza laburista, dura, ma trattativista. Invece prima di Hamas non c’è mai stato nessuno che fosse altrettanto possibilista. Quindi l’equidistanza della cronaca non può essere anche l’equidistanza della storia.

  • taylor |

    Non so se sia vero, ma ultimamente
    Qualcuno che le scrive si e’ lamentato di esser stato censurato.
    Cosa e’ , l’effetto Doha ?
    Vorrei dire a chi si lamenta di ritenersi comunque
    fortunato.
    A Doha il suo amico sceicco coi baffoni
    taglia le teste, mica le lettere.
    Ma e’ comunque , cosi’ci racconta lei , un democratico e chi se ne frega se ai poeti da’ l’ergastolo

  • sara |

    Tramballi, lei ha mangiato troppi felafel a Doha dal suo amico sceicco
    wahabita.
    Deve aver avuto problemi di digestione,
    per scrivere un articolo cosi’
    sciagurato
    E mi riferisco alla logica, perche’ sul suo odio
    per Israele non abbiamo dubbi.

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