L’uomo che ha vinto non è solo il candidato democratico. E’ il presidente che tutti volevano: dagli alleati più stretti agli interlocutori di contese geopolitiche e commerciali, fino probabilmente a qualche nemico reale. E’ sempre meglio litigare con qualcuno come Barack Obama che invita al dialogo piuttosto che un avversario come Mitt Romney che aveva promesso alla Russia di ricominciare con la Guerra fredda, alla Cina di trattarla come un ladro di valuta, all’Egitto di tagliare gli aiuti economici, all’Iran di bombardare insieme agli israeliani.
Se fuori dagli Stati Uniti una maggioranza schiacciante del mondo si augurava la riconferma di Barack Obama, questo forse vorrà dire qualcosa. Cosa sarebbe accaduto se invece l’America avesse scelto Mitt Romney? Nel mondo niente più delle incertezze e dei conflitti di ieri, che oggi continueranno ad esistere. Perché non è la semplice riconferma di Barack Obama che li risolverà: il presidente democratico non è un re taumaturgo. E la vittoria non basterà per liberarsi degli ostacoli che continueranno ad essere frapposti da un Congresso ancora a maggioranza repubblicana.
Ma se l’America avesse scelto Romney contro il consiglio del resto del mondo, il problema sarebbe stato soprattutto suo, dell’America. Il suo ruolo di unica superpotenza globale sta lentamente scemando: non per la fine di un modello ma perché il mondo sta semplicemente diventando multipolare. Non è qualcosa che accade da un giorno all’altro: è un lento processo storico che continuerà a lasciare agli Stati Uniti il primato mondiale per molto tempo ancora.
Ma se fosse stato scelto Mitt Romney, questo trend sarebbe stato accelerato: i nemici si sarebbero convinti che non esiste possibilità di compromesso con quell’America; chi ha conteziosi con lei avrebbe irrigidito le sue posizioni sapendo di trovare un concorrente che avrebbe reso più ostiche le sue; e gli amici sarebbero rimasti delusi, incominciando a dubitare che quell’America inutilmente muscolosa promessa dai repubblicani, meritasse di guidarli.
Non è successo e le cose nel mondo incominciano a riprovare il senso della speranza. Da oggi non viviamo in un posto migliore: semplicemente non peggiorerà. E questo, un po’, è già un miracolo.