Il Congresso di Vienna Arabo

  GCC1-e1337090515777 Non è chiaro come andrà a finire in Siria, forse il gioiello più prezioso del loro grande disegno mediorientale. Intanto sauditi ed emiri del Golfo si organizzano per il compito che il Destino, Dio, il Caso o più semplicemente la loro ambizione politica, li sta chiamando a eseguire.

  A dicembre il GCC, il Consiglio di Cooperazione del Golfo al quale aderiscono tutti i Paesi della penisola – Arabia Saudita, Kuwait, Bahrain, Qatar, Emirati e Oman – terrà un vertice che forse sarà storico. Sauditi e Bahrain annunceranno la loro unificazione. Ognuno dei due Paesi manterrà la sua sovranità ma unirà sotto la stessa guida, cioè la saudita, politica estera, sicurezza, forze armate ed economia. Se si realizzerà, sarà il primo passo di un piano più ambizioso: trasformare in una vera Unione araba un consiglio di ricchi petrolieri, piuttosto gelosi, sospettosi gli uni degli altri, fino ad ora incapaci di dare alla regione una moneta unica. L’ambizione è allargare la nuova entità a Giordania e Marocco. Sono due regni poveri, il Marocco è anche piuttosto distante. Ma il denaro fa miracoli.

 Quello che hanno in mente, soprattutto i sauditi, è molto più di una nuova entità geo-strategico-economica araba. E’ una risposta alle Primavere arabe. Meglio, il riorientamento e il controllo delle confuse spinte popolari delle Primavere (uso la definizione stagionale giusto per brevità: nell’accezione comune, Primavere indica tutto quello che sta accadendo dalla Tunisia in poi). In parole più semplici: il Congresso di Vienna arabo.

   Nei primi mesi dell’anno scorso, appena i sommovimenti popolari arabi sfiorarono l’Arabia Saudita, il Consiglio religioso degli esperti anziani emise una fatwa: le proteste, diceva, erano “non islamiche”. La fede “le proibisce assolutamente nel Regno poiché il sovrano governa per volontà di Dio”.  Gli altri emiri non arrivano a una interpretazione così assolutistica del loro potere; qualcuno come kuwaitiani e Qatar, hanno fatto prove concrete di democrazia. Ma nessuno di loro accetterebbe di mettere in discussione il loro potere.

   Se guardiamo le Primavere dal loro inizio, scopriamo che i protagonisti non sono le vecchie potenze: Usa, Russia, Europa, Cina. Ma Arabia Saudita e Qatar, i motori del grande disegno arabo al quale gli altri emiri si sono uniti contribuendo militarmente o col denaro. Passata l’ondata delle proteste di piazza, in Tunisia ed Egitto sono stati loro a finanziare i Fratelli musulmani ed ora quel poco di ripresa economica in corso. In Libia hanno prima appaltato i bombardamenti, poi la ricostruzione. In Siria se i ribelli avessero aspettato Usa ed Europa, non avrebbero mai portato il conflitto fin dentro Damasco. Lo hanno fatto col denaro del Golfo trasformato in armi.

 Se nel 1815 i partecipanti al Congresso di Vienna erano monarchi cristiani, quelli del GCC sono monarchi sunniti. Il contrasto all’eccessiva democratizzazione delle Primavere è un obiettivo secondario. Il primo è impedire che gli sciiti le usino per i loro scopi.  Con le minoranze sciite in Bahrain e Araba Saudita si è usata la mano pesante; in Siria è sempre più chiaro l’obiettivo di rimuovere dal potere la minoranza alawita d’ispirazione sciita. Se le cose funzioneranno, qualcosa di simile sarà applicato con Hezbollah sciita che controlla il governo libanese.  L’Iraq ne trarrà le conseguenze e l’Iran tornerà ad essere solo nella regione, come ai tempi di Saddam Hussein.

  Le cose non sono così semplici come le ho appena illustrate. Non lo sono mai. I Fratelli musulmani che hanno vinto in Tunisia ed Egitto, dimostrano che la democrazia non è così incompatibile con l’Islam, come sostengono i saggi sauditi. Non tutti gli emiri sono convinti di legarsi all’Arabia Saudita: un Paese troppo grande per geografia, Pil, popolazione, e troppo piccoli gli altri, perché possa nascere un’unione equilibrata. Ad eccezione del disperato re del Bahrain, gli altri emiri amano troppo la loro indipendenza. L’emiro al Thani del Qatar, per esempio, non chiuderà mai al-Jazeera come sognano i sauditi. Infine il grande regno, primo produttore di petrolio, è una gerontocrazia che rivela segni per ora tenui d’instabilità: in sei mesi sono morti due principi ereditari ottuagenari ai quali il re, più vecchio di loro, è sopravvissuto. Sono 22mila i principi della famiglia al-Saud tecnicamente titolati alla successione.

   Nessun congresso di potenti alla fine ha impedito ai popoli di determinare il loro futuro.  Quando però pensiamo alle insidie e alle instabilità che nascondono i sommovimenti arabi di oggi, per la cronaca è giusto ricordare che nel 1815 i restauratori di Vienna garantirono all’Europa più di 30 anni di stabilità.

 

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  • carl |

    Oh cara Signora o signorina Doretta..:o)
    Si sentiva la mancanza del suo tocco femminile in questo fumoso pub (pardon, blog..) di mascoli..:o)
    Tuttavia mi consenta di aggiungere alle “perle” di buon senso, o saggezza popolare, da lei citate che personalmente ho purtroppo la netta impressione che ovunque – e cioè sia a corte che in piazza- il senso comune propenda non solo per volere, ma anche per ritenere che sia possibile “avere sia la botte piena che la moglie ubriaca”.. Mentre chi sia esercitato a pensare socraticamente, nella sua dotta ignoranza è del tutto consapevole come ciò non sia invece possibile.
    Una consapevolezza che risale al tempo di quel contadino che voleva traghettare un carico di cavoli assieme ad una capra.. Impresa altrettanto impossibile quand’anche il contadino fosse in realtà “il principe” del luogo il quale, in incognito o sotto mentite spoglie (come a volte accade nele favole), si aggirasse per il suo contado..:o)
    Carl

  • doretta Davanzo Poli |

    “non mettere il carro davanti ai buoi”
    “non fasciare la testa prima di averla rotta”
    “un problema alla volta”
    “prima le donne e i bambini”
    “la speranza è l’ultima a morire”…

  • tontoperonotanto |

    Anche il mondo arabo è diviso.. La divisione, l’antagonismo sono la caratteristica prima a questo mondo.. Mi si dirà che è pienamente conforme al famoso principio “DIVIDE UT IMPERA”(O IMPERAT..?). Ma Roma imperiale ha fatto il suo tempo, come tanti altri imperi che sono passati.. Nevvero?
    Mi si dirà, ma ora c’è l’impero statunitense o anglosassone.. Certo, ma non c’era al tempo in cui l’Islam si è diviso tra sunniti e sciiti.. O sbaglio? Dunque chi è all’origine di questo divisionismo diffuso e continuo ? A chi attribuirlo?? O citando un altro principio di indagine logica: “CUI PRODEST”? Io un’idea l’avrei ma, se l’esprimessi, rischierei.. Rischierei come minimo che mi si desse del “tonto” e basta..:o)

  • A. Khalil |

    Gentile Sig. Tramballi, da quando lessi anni fa il suo ottimo libro “l’ulivo e le pietre” (a mio parere uno dei pochi libri italiani degli ultimi decenni che è riuscito a cogliere l’anima e i sentimenti palestinesi) sono diventato un suo affezionato lettore e leggo spesso i suoi articoli, ovviamente con alcuni mi trovo in sintonia, con altri meno, ma è sempre un piacere leggerla.
    Devo tuttavia segnalarle i miei “dubbi” legati ai suoi ultimi articoli, quelli inerenti il ruolo di Arabia e Qatar (e i paesi del golfo in generale). Lei continua a sostenere che questi paesi finanziano i Fratelli Musulmani, tesi che va “di moda” in alcuni ambienti laici legati ai vecchi regimi arabi. Personalmente non credo sia così, almeno questa è l’idea che mi sono fatto da cittadino arabo che segue dai media arabi gli eventi di questa “primavera”. I sauditi, a quanto ne so, hanno appoggiato i salafiti in Egitto e al ballottaggio delle presidenziali hanno supportato con ogni mezzo Shafiq, come continuazione del vecchio (e amico) regime di Mubarak. Il Qatar è molto meno islamico di quanto si può credere e direi che Al Thani (probabilmente il più liberale dei leader del golfo e di fatto portatore degli ideali della Brookings, di cui ha fatto aprire un centro a Doha) che finanzia dei movimenti islamici è a dir poco improbabile, posso credere che non si sia opposto alla loro ascesa visto che in questi anni il Qatar si è costruito la nomea di essere un paese molto pragmatico e “amico di tutti” in base ai propri interessi, ma fatico ad immaginare dei soldi qatarioti diretti ai Fratelli Musulmani (ma non escludo che uno come Qaradawi, che vive a Doha, possa aver convinto larghi settori della società qatariota ad appoggiarli). Senza contare che altri paesi, come gli Emirati, per voce di alcuni autorevoli esponenti (Dhahi Khalfan, capo della sicurezza a Dubai), hanno apertamente detto di ritenere l’ascesa dei Fratelli Musulmani come una seria minaccia alla sicurezza dei paesi del golfo. Credo che sulla Tunisia il discorso sia molto diverso, in quanto ritenuta lontana e probabilmente troppo laica per i gusti degli emiri, quindi dei finanziamenti lì sono più che plausibili. Ma in Egitto le cose sono diverse, i Fratelli Musulmani egiziani hanno una storia che li lega anche all’Iran, che in questo momento è il diavolo per tutti i paesi del golfo e non solo. Da arabo sunnita posso dirle che ora come ora è in atto una vera e proprio guerra tra due blocchi, da una parte paesi del golfo, Turchia e Giordania, dall’altra Iran, Assad, Hezbollah. E i paesi del golfo non si fidano affatto dei Fratelli Musulmani, che più volte hanno dichiarato di voler normalizzare i rapporti con l’Iran per dare “equilibrio alla zona”, cosa che per gli arabi della penisola equivale ad un vero e proprio tradimento del blocco sunnita. La Giordania, che sta avendo un ruolo molto più attivo di quanto si può pensare (invio di forze speciali in Bahrain, servizi segreti coinvolti in Siria, ecc) è in questo momento un ottimo esempio di quello che sta accadendo al mondo arabo. Un paese sunnita, che si sente molto vicino ai paesi del golfo in questa fase storica e che allo stesso tempo è “ostile” ai Fratelli Musulmani internamente, in quanto “non nemici di Teheran”. La mia impressione è che in questo momento l’unico interesse dei paesi del golfo è quello di avere regimi “anti-iraniani” nei paesi vicini, senza badare più di tanto ai colori e ai partiti. Probabilmente preferiscono molto di più i “laici” (ma deicisi) Abdallah di Giordania ed Erdogan ad un islamico duro e puro (ma troppo morbido con l’Iran) come Morsi.

  • carl |

    ..No, caro Ugo..Io però non intendo riferirmi all’aspirazione dell’uomo di essere libero (e, magari, anche responsabilmente..) come fa il primo commentatore, bensì ad alcuni concetti che Lei ha inserito in questa Sua ultima “fatica”..
    a)”un grande disegno mediorientale..”
    b)”il compito che il destino o l’ambizione geopolitica o altro” avrebbe chiamato in primis l’Arabia Saudita ad eseguire..
    c) se poi al GCC, o Consiglio di Cooperazione del Golfo, citiamoi come Lei fa anche il Consiglio religioso degli esperti anziani.. Beh, qui si rischia che emerga il lato B dei tristemente famosi, pluricitati (ed infondati) “protocolli..”, o qualcosa che farebbe loro il verso e cioè “I protocolli o diciamo i progetti dei savi della Mekkah”.. Scherzo ovviamente..
    Ma anche un’altra considerazione mi ha lasciato perplesso, e cioè quando Lei dice (nebulosamente) “Se guardiamo le primavere dal loro inizio”. Si noti bene, Lei non dice all’inizio bensì “se guardiamo..dall’inizio.. scopriamo che i protagonisti non sono (i soliti), ma Arabia Saudita e Qatar, o “motori” del succitato grande disegno mediorientale..
    E’ un approccio che mi sembta un tantino nebuloso.
    All’inizio dei moti di piazza, oltre a latenti problematiche irrisolte, ci sono stati rincari di prezzi dei cereali (e di conseguenza del pane) e, dunque, anche o in un certo qual modo, la Borsa dei cereali (e dei relativi futures..) di Chicago..
    Certo, subito dopo lei aggiunge che i finanziamenti sono arrivati “Passata l’ondata della protesta di piazza..”. Rimango del parere che il brano sia un tantino nebuloso..
    Ma passo ad un’altra considerazione. Sarebbe un’Unione Araba o piuttosto un’Unione Peninsulare Felix..?
    Eppoi della Penisola Araba non farebbe anche parte lo Yemen che non viene menzionato?
    Infine. Emerge che anche i custodi dei “luoghi santi” islamici (Mekkah e Medina) hanno un’elevata propensione a strumentalizzare le credenze religiose dei sudditi.. In tutto e per tutto come hanno sempre fatto ( e almeno in parte continuano a fare) i monarchi, governanti e compagnia bella (passati e presenti) del vecchio e del nuovo mondo.. O no?
    Carl

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