Capisco che il tema non sia di quelli rilassanti quando, indossati havaianas e costume, incomincia il riposo meritato. Ma “è la stampa, bellezza, e tu non ci puoi far niente”. La citazione è voluta perché il film di Richard Brooks nel quale Humphrey Bogart pronuncia la famosa frase, è “L’ultima minaccia”. Ed è di un’ultima minaccia che vi scrivo impropriamente, mentre siete sotto l’ombrellone o al fresco delle Alpi.
“Per oltre cinquant’anni il mondo ha avuto in vigore un quadro legalmente vincolante per controllare l’arma più devastante mai inventata dall’uomo. C’è ora una possibilità reale e senza precedenti che questo quadro si disintegri”. E che incominci un nuovo e incontrollato riarmo nucleare. L’allarme lo lancia Alexei Arbatov in un saggio della Carnegie, intitolato An Unnoticed Crisis: The End of History for Nuclear Arms Control?”,
http://carnegie.ru/2015/06/16/unnoticed-crisis-end-of-history-for-nuclear-arms-control/ians
Qualcuno si chiederà quale strana malattia mi spinga a leggere di nucleare quando comincia l’agosto di un’estate particolarmente torrida. Il tema è complicato e apparentemente noioso, per questo i giornali non ne parlano mai. SALT, START I, II E III, INF, CTBT, NPT; triade, armi strategiche, tattiche, intermedie, centrifughe, uranio arricchito. Ho tuttavia la grande fortuna di vivere per lavorare – come si dice – e non di lavorare per vivere. Non sono ricco, lo stipendio mi è necessario: ma quello di cui mi occupo per guadagnarlo è parte delle mie passioni. In ogni stagione.
Torniamo ad Arbatov che, come grande esperto di sicurezza sia per l’Imemo di Mosca (l’istituto per l’economia mondiale e le relazioni internazionali) che per il Carnegie di Washington, è uno dei pochi a non essere stato infettato dal virus della nuova guerra fredda che si è diffuso fra russi e americani. Il recente accordo sul nucleare iraniano, ammette Arbatov, è l’unica nota di ottimismo. Gli oppositori sono pochi, anche se sfortunatamente di un certo peso: Israele, repubblicani americani e conservatori iraniani. “Tutti gli altri negoziati sulla riduzione delle armi nucleari e sulla non proliferazione, sono finiti su un binario morto”.
Il problema non sono gli iraniani, i coreani del Nord, gli israeliani, gli indiani o i pakistani. Il problema sono gli americani e i russi, orfani della Guerra fredda più psicologicamente e culturalmente, che politicamente. Loro possiedono il 93% delle testate e loro hanno congelato il Nuovo trattato sulla riduzione delle armi strategiche (New START) e quello delle forze intermedie (INF): i due pilastri della politica di riduzione delle armi offensive che russi e americani hanno condotto a intermittenza nei periodi di disgelo della Guerra fredda, e accelerato con Reagan e Gorbaciov.
Con l’ambizione di creare un ombrello spaziale e terrestre, gli americani hanno abbandonato il Trattato sui missili anti-balistici (ABM), il terzo pilastro. E Vladimir Putin ha incominciato a battere la grancassa del riarmo nucleare: il quarto pilastro, quello della mutua fiducia. “Sembra – scrive Alexei Arbatov – che molti parlamentari, politici influenti e organizzazioni civili nei due paesi, siano impegnati a distruggere tutto quello che i leader, i diplomatici e i militari hanno così faticosamente creato in molti decenni”.
Certamente la crisi ucraina è una causa fondamentale. Ma non è solo per questo che dopo tanti anni di riduzioni e collaborazione, il mostro nucleare torna a essere una realtà. Per Arbatov le cause profonde sono due: “Le relazioni fra Russia e Stati Uniti hanno gradualmente perso il loro ruolo centrale nella geopolitica globale; il controllo delle armi nucleari ha cessato di essere il principale pilastro della sicurezza internazionale”. L’Isis, il terrorismo, le ambizioni asiatiche della Cina, la crisi economica e quella dell’Europa, la creazione di armi strategiche sempre più avanzate ma convenzionali che apparentemente sono meno devastanti di quelle nucleari. E’ questo il quadro nel quale l’arma atomica non fa più paura.
E in questo quadro, constatando che i “Big two” hanno smesso di ridurre i loro immensi arsenali, gli altri paesi nucleari (Francia, GB, Cina, India, Pakistan, Nord Corea e Israele) si sentono autorizzati a incrementare i loro, più piccoli. E altri ancora possono pensare di entrare nel club.
Buone vacanze. O, rubando un’altra citazione, “Good night, and good luck”.
Allego un articolo sulla crisi fra israeliani e palestinesi, uscito venerdì sul Sole-24 Ore.
https://www.facebook.com/ugo.tramballi.1/posts/711383088965750