Da un massacro all’altro

Con il lancio di razzi verso Tel Aviv, ha affermato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, Hamas ha attirato Israele “in una sorta di trappola mediatica”. L’attacco degli islamisti palestinesi di domenica è più grave di questo: alle soglie dell’ottavo mese di guerra hanno dimostrato di essere ancora attivi, capaci di colpire.

Nel rapporto annuale che l’intelligence americana presenta al Congresso, era stato scritto che a dispetto delle intenzioni di Bibi Netanyahu di “sradicare Hamas”, riuscirci era altamente complicato. La guerra avrebbe dovuto durare almeno un anno. Ieri era il giorno 235 e non c’è nulla che smentisca la previsione degli americani

Il loro parere è confermato sul campo. Qualche mese fa l’esercito si era ritirato dal Nord della striscia, pensando di avere eliminato il nemico. E Hamas vi era tornato. Così l’altro giorno. Questa volta ha lanciato i suoi razzi da Rafah assediata, a poche centinaia di metri dalle postazioni israeliane.

Un’umiliazione militare e politica per Netanyahu che continua a perseguire la sua guerra di sradicamento: più per salvare se stesso che Israele. Così dopo i razzi palestinesi c’è stato il bombardamento israeliano, ufficialmente compiuto per eliminare due capi di Hamas. Due nemici al prezzo di una cinquantina di civili massacrati sembra più il bilancio di una vendetta che di un’operazione militare. Le vittime avevano obbedito agli ordini israeliani di recarsi in una “zona sicura”. Niente acqua, cibo, medicine né un tetto ma almeno senza bombe. Invece le bombe non sono mancate.

Israele sta diventando uno stato-paria, insensibile ai consigli degli amici e alle minacce della comunità internazionale. Ha trasformato i terroristi di Hamas in una specie di mito popolare. Posto che Netanyahu presenti un piano per il dopoguerra – non lo farà – è impensabile che possa essere realizzato con Hamas. L’unica speranza per togliere di mezzo il movimento islamico è la diplomazia che dovrebbe portare a uno stato palestinese.

Alcuni europei lo stanno già riconoscendo: non come atto pratico ma come gesto ideale. Quando gli è stato chiesto cosa avrebbe fatto l’Italia, Tajani ha risposto di essere “Favorevole a uno stato palestinese che riconosca Israele e sia riconosciuto da Israele”. Israele in effetti non lo ha mai fatto. Fatah, l’Autorità palestinese di Ramallah e l’Olp si. Alla Casa Bianca nel 1992, accordi di Oslo, Yasser Arafat consegnò a Yitzhak Rabin una lettera nella quale i palestinesi riconoscevano il diritto d’Israele di esistere. Due anni più tardi a Gaza, il Parlamento palestinese votò di nuovo la decisione davanti a Bill Clinton in visita nella striscia. Per Netanyahu, i suoi alleati di governo, sostenitori del suprematismo ebraico, e molti altri israeliani insospettabili, tutti i palestinesi sono terroristi. E’ semplicemente falso.

 

  • habsb |

    CARL
    ‘farsene, per così dire, un baffo delle richieste provenienti dall’ONU, dagli USA e da quasi l’intero occidente..’

    Finché gli USA sosterranno Israele, la loro “colonia” mediorientale, a forza di “veti” all’ONU, e di decine di miliardi di armi, le “chiacchiere e distintivo” dell’ONU o della CPI resteranno lettera morta.
    Se Biden davvero lo volesse, Bibi se ne va domani e fa la fine di Milosevic.

  • carl |

    Da quel che continua ad accadere sia in M.O. (ed in particolare a Gaza) che in occidente, intravedo non solo ma anche i limiti della “democrazia”, i cui personaggi di primo piano sono indotti (per sopravvivere politicamente) a recitare platealmente e sopratutto a curare le apparenze… Ciò vale sia per il gabinetto ebraico, che per quello statunitense, ma anche per quelli dell’UE, e tutti i loro relativi premier, o protagonisti in carica ed in attesa elettorale.. Nonchè per i candidati pronti a subentrare loro..
    Stato-paria? Non direi.. Trovo invece curioso/bizzarro che, pur essendo arrivato a disporre di armamento nucleare, uno staterello (il diminutivo è dovuto al suo livello demografico che è di ca. 10 milioni di abitanti..) possa tenere testa o farsene, per così dire, un baffo delle richieste provenienti dall’ONU, dagli USA e da quasi l’intero occidente..
    Quanto al progetto di uno staterello arabo-palestinese, non si tratta di una bazzecola, bensì di un progetto per la riuscita del quale manca ancora perfino l’indicazione del territorio nel quale si localizzerebbe.. Poi, ovviamente, bisognerebbe renderlo sostenibile sul piano economico, lavorativo, monetario, energetico, acqueo, ecc.ecc. Nel mentre, e sia in M.O.che nel mondo, sappiamo quali continuino ad essere (ed in divenire), gli accadimenti, i problemi e le probabili prospettive.

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