Joe il Temporeggiatore

C’è un solo leader che potrebbe fermare il quotidiano massacro di Gaza. Un solo uomo che potrebbe avviare quel processo di risoluzione del conflitto israelo-palestinese, che lui stesso ha proclamato al mondo: il presidente degli Stati Uniti.

Ma Joe Biden tentenna. Permette a Bibi Netanyahu di farsi gioco di lui. Gli consente di compromettere credibilità e interessi americani nella regione e nel mondo. Limitandosi a una tenue opposizione verbale, non fa nulla di concreto per impedire che Netanyahu rovini il progetto di uno stato palestinese e pianifichi l’assalto a Rafah: cioè l’attacco del più potente e avanzato esercito della regione – e fra i primi al mondo – a una tendopoli di un milione e 300mila sfollati denutriti.

L’opinione pubblica globale sta isolando sempre più Israele. Se ha dimenticato l’orrendo massacro compiuto da Hamas, il 7 di ottobre, è perché da troppi mesi Israele sta commettendo qualcosa di non meno tremendo a Gaza. Chuck Schumer, leader della maggioranza democratica in Senato ed ebreo newyorkese, invita gli israeliani a votare e cacciare Netanyahu con il suo governo estremista.

Biden invece borbotta: pianifica aiuti umanitari per i palestinesi e armi per gli israeliani a causa delle quali i palestinesi necessitano di aiuto umanitario. Perché?

Sono due le ragioni. Una è personale, l’altra elettorale. “Nessun altro presidente ha ripetutamente definito se stesso come sionista”, scrive Aaron Miller, negoziatore americano del processo di pace degli anni ’90. “Nessun altro occupante della Casa Bianca ha affermato che se Israele non esistesse, bisognerebbe inventarlo”. Da Golda Meir in poi, Joe Biden ha incontrato tutti i premier. Sin dall’inizio della carriera da senatore, nel 1973, si è innamorato d’Israele e della sua eroica narrativa. Col tempo molti hanno perso quell’incanto, lui no. Quando i rapporti fra Barack Obama e Netanyahu erano pessimi, l’allora vicepresidente Biden aveva continuato a tentare un’impossibile riconciliazione: nonostante Bibi avesse annunciato l’allargamento di alcune colonie ebraiche poco dopo una sua visita in Israele.

La seconda ragione è elettorale. Alle primarie democratiche del Michigan, uno stato fondamentale per una vittoria presidenziale, gli elettori di origine araba si erano astenuti. Ma per numero, risorse e presenza in molti stati importanti, non possono competere con la comunità ebraica.

Secondo l’ultimo sondaggio del Pew Research Center di Washington, il 62% è favorevole a Biden e il 21 a Donald Trump. Fra le minoranze solo quella afro-americana protestante gli è più favorevole. Il voto ebraico è storicamente democratico perché tendenzialmente liberal su diritti civili, aborto, questioni razziali, minoranze. Ma verso Israele c’è un legame profondo, chiunque lo governi: è quello che Biden condivide e non vuole mettere in discussione.

Il crollo della popolarità fra i musulmani americani e soprattutto i giovani nelle università, è grave. Ma qualsiasi cosa faccia Biden, il loro voto non andrà mai a Donald Trump. Quello ebraico potrebbe invece cambiare opinione se Israele venisse isolato. “Gli ebrei che votano democratico odiano la loro religione e Israele: dovrebbero vergognarsi”, proclama Trump, con il suo tradizionale equilibrio verbale.

Quasi ogni giorno Joe Biden constata pubblicamente la realtà: “C’è un sacco di gente innocente che è in difficoltà e sta morendo. Deve finire”. Ma il tempo passa e non fa quello che altri presidenti hanno fatto per contenere le pericolose ambizioni israeliane: Dwight Eisenhower nel 1956 nel Sinai, Ronald Reagan nell’82 in Libano, George Bush (padre) nel ’92 nei territori occupati. Solo un voto diverso dal veto al Consiglio di sicurezza Onu o la sospensione dell’aiuto militare a Netanyahu possono fare la differenza e fermare il sempre più intollerabile disastro umanitario di Gaza.

 

 

 

 

 

 

  • carl |

    @habsb
    Beh, premesso che non ignoro il “moral power” & la “moral dissuasion” attribuita alle agenzie di notazione e non solo.. Ma ammesso e non concesso che in generale le cose stiano come lei sostiene, ebbene in tal caso non solo le braccia, ma anche tutto il resto..:o) E altro che “illuminismo”, razionalismo e altri ed eventuali “ismi” così tanto e coralmente decantati..! Insomma, saremmo proprio malmessi, malgovernati e malamente decadenti…

  • habsb |

    I soldi per le armi servono a far vivere le industrie militari e il loro dipendenti, in USA come in Francia
    Stati che dipendono dalla grandi banche et similia anche solo per il loro funzionamento normale.
    Crede che queste grandi banche accetterebbero di prestare i loro fondi, via un piano Marshall, a paesi poveri che non rimborseranno mai ?
    Se pure un tale piano Marshall fosse deciso, nessuna banca lo sottoscriverebbe, anzi si distoglierebbero anche dal debito pubblico degli stati impegnati nel piano Marshall. E se non basta, una semplice degradazione del debito da parte di Moody e S&P, fine del prestito agli stati in questione, e fine degli stipendi dei funzionari di tali stati, con colpo di stato a seguire.
    Quando si è in debito, si obbedisce e basta, altro che piano Marshall

  • carl |

    @habsb
    Mi obbliga ad aggiungere due parole.Per Piano Marshall pro ex colonizzati si intenderebbe ovviamente (e sia pure con gravissimo ritardo) un cospicuo Fondo Internazionale. I debiti pubblici, deficit bilancio, ecc.? Certo esistono e, a seconda di come, più o meno “genialmente”, si escogiterà di occuparsene, possono rappresentare un problema aggiuntivo, Tuttavia sorge l’obiezione che se (USA in testa) si trovano tanti soldi per le armi ed altre destinazioni.. No?
    Ma anche l’esempio della Francia non è esilarante: una spesa programmata di ca.740 euro-miliardi da qui al 2030…

  • habsb |

    Piano Marshall ????
    Ma ha dato un’occhiata all’accoppiata debito e deficit delle nostre eccelse democrazie occidentali ? (o anche giapponese se è per questo). Con quali fondi lo facciamo il suo piano Marshall per il terzo mondo ?
    Mi pare che Lei non capisca che i nostri governi occidentali non hanno più alcun margine di manovra, a parte fare quello che decidono le grandi istituzioni finanziarie private che con i loro prestiti permettono agli stati di continuare a pagare i dipendenti pubblici.

  • carl |

    @habsb
    “..non è perchè i nostri bisnonni hanno invaso quei popoli..” (non solo invaso ma anche sfruttato, maltrattato, ucciso..).
    Guardi che sarebbero prob pochi gli omicidi, i femminicidi ed altri criminali che, se potessero tornare indietro, “col senno di poi” non commetterebbero i loro delitti.. E così anche alcuni dei nostri bisnonni, ma il passato immutabile. Ecco perchè siamo maledettamente in ritardo per impostare seriamente ed organicamente una sorta di Piano Marshall a favore delle ex colonie ed in casa loro.
    Ed eventualmente ci risentiamo al prossimo articolo

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