L’Unrwa, l’agonia di Gaza e l’Italia

Il ruolo dell’Unrwa come garante dei servizi umanitari è “indispensabile. Nessun altro può sostituirlo, certamente non a breve termine. Nessuno ha la portata, la capacità, la struttura di fare ciò che Unrwa sta facendo. E, dalla nostra prospettiva, è importante – più che importante: imperativo – che questo ruolo continui”. Lo sostiene il segretario di Stato americano Antony Blinken.

Allora perché, solo pochi giorni prima, gli Stati Uniti e molti altri paesi occidentali avevano sospeso l’aiuto economico che tiene in piedi una così essenziale agenzia per i profughi palestinesi? Soprattutto adesso, quando la catastrofe umanitaria è sotto i nostri occhi?

Tutto è incominciato quando Israele ha accusato 12 dipendenti Unrwa di aver partecipato all’orribile aggressione di Hamas il 7 ottobre. L’accusa è risultata vera e i responsabili sono stati licenziati: l’agenzia non ha il potere di arrestarli. Tuttavia, prima ancora di avere la certezza della colpa, gli occidentali avevano sospeso gli aiuti. Se lo dice Israele…

E’ stato come con l’accusa di genocidio presentata dal Sudafrica alla Corte internazionale dell’Aia. Israele ha reagito e i nostri governi occidentali ne hanno immediatamente adottato la linea: inammissibile, falso, di parte. E’ anche stato fatto notare che il governo di Pretoria non ha mai condannato l’aggressione russa all’Ucraina.

E’ vero. Ma se la mettiamo su questo piano bisogna anche ricordare che l’Unione Sovietica aveva sempre sostenuto la lotta all’apartheid dell’African National Congress. Al contrario, Ronald Reagan era sempre stato reticente e finché ha governato, Margaret Tatcher si è rifiutata di sanzionare il governo segregazionista di Pretoria.

Per decenni Israele ha venduto armi al Sudafrica razzista, contribuendo anche a realizzare il suo programma nucleare. Fu Frederik de Klerk, l’ultimo coraggioso presidente bianco, Nobel per la pace con Mandela, a smantellare nel 1993 programma e piccolo arsenale (6 bombe) sudafricani.

Ma la Corte internazionale dell’Aia non l’ha messa su questo piano. Ha volato più alto. Nelle sue deliberazioni provvisorie la corte, presieduta dall’americana Jean Donoghue, ha mostrato un raro equilibrio. A maggioranza schiacciante ha stabilito che il sospetto di genocidio nei confronti dei civili palestinesi di Gaza, è concreto, invitando Israele a fare il necessario perché ne elimini le condizioni.

Tuttavia la Corte non ha ordinato allo stato ebraico il cessate il fuoco: riconoscendo in questo modo il suo diritto di difendersi dall’aggressione di Hamas del 7 ottobre. Ma ordinando a Israele di impedire quel che appare come un genocidio, ha implicitamente ricordato che riconoscere il diritto alla difesa non è un’autorizzazione a sparare ad alzo zero: comporta sempre dei limiti.

Stati Uniti ed europei sono arrivati a questo troppo tardi, con imbarazzo e senza mai alzare la voce, consentendo a Israele di sconfinare da un diritto a quello che sembra sempre più una punizione collettiva. Congelando immediatamente l’aiuto economico all’Unrwa, abbiamo fatto qualcosa di simile: la condanna di 12 individui responsabili di una barbarie, si è trasformata nella punizione collettiva di 2,3 milioni di palestinesi. E anche di un’agenzia Onu che in questi mesi ha perso sotto i bombardamenti israeliani 101 fra volontari e dipendenti.

Ora Israele sostiene di avere altre prove contro Unrwa: il 10% dei suoi 12mila stipendiati di Gaza avrebbero legami con Hamas. Il movimento islamico governava (male) la striscia dal 2007, era difficile non entrarne in qualche modo in contatto. In attesa delle prove di un coinvolgimento più attivo, da noi in Occidente non è reato essere padri, figli o cugini di un assassino. In Israele si, se sei palestinese: la casa della famiglia del terrorista viene rasa al suolo dai bulldozer.

Nel bilancio Unrwa del 2022 gli Stati Uniti erano il primo donatore con 244 milioni di dollari, seconda la Germania con 202, poi la UE con 114. Fra i primi 20 donatori c’era anche l’Italia con 118.033.970 dollari, secondo il sito di Unrwa https://www.unrwa.org/how-you-can-help/government-partners/funding-trends . Ma non appare più tra gli 80 della lista dei fondi ricevuti o promessi per il 2023. Ci sono governi, organizzazioni multilaterali, altre agenzie Onu; c’è Handicap International e Fundacion Real Madrid. Un “Anonimous Donor” ha versato più di 12 milioni di dollari.

L’Italia, storico finanziatore di Unrwa, non c’era perché non era più un donatore. Molti lo hanno scoperto grazie a un messaggio di Antonio Tajani, il nostro ministro degli Esteri, postato su X il 27 gennaio: “Il governo italiano ha sospeso il finanziamento dopo l’atroce attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre. I Paesi Alleati hanno recentemente preso la stessa decisione. Siamo impegnati nell’assistenza umanitaria alla popolazione palestinese, tutelando la sicurezza d’Israele” (nessuno ha mai pensato che l’Italia volesse inviare Kalashnikov ad Hamas).

In quale modo stiamo ora esercitando il nostro aiuto ai profughi palestinesi meglio di prima? Difficile farlo se nessuno rivaleggia con Unrwa, come è convinto Antony Blinken. Avevamo capito prima di tutti gli altri donatori internazionali che c’era del marcio in Danimarca, per parafrasare Shakespeare o siamo stati “consigliati” da Israele? Ristabilita la giustizia e garantita la necessaria trasparenza dell’agenzia Onu, l’Italia continuerà a fare da se o tornerà ad aiutare Unrwa, come sembra vogliano fare i nostri alleati?

Per farla breve: come mai l’Italia aveva interrotto da mesi le sue donazioni? Israele non ha mai amato l’Unrwa, da anni ne chiede l’eliminazione: per l’attuale governo di estrema destra l’agenzia Onu è sinonimo di Hamas. E se lo dice Israele…

Una volta di più i nostri militari ci hanno fatto fare bella figura con nave Vulcano, ormeggiata in acque egiziane vicino alla striscia. Decine di bambini di Gaza sono stati curati e ora sono in viaggio per l’Italia. Ma una nave della Marina non può sostituirsi all’Unrwa. E sarebbe grave se il costo di quella bella missione umanitaria fosse pagato con la somma che ora neghiamo all’agenzia Onu.

 

 

 

 

 

  • carl |

    Unrwa? In una città-staterello come Gaza era sicuramente difficilissimo che qualcuno, più o meno legato o collegato a Hamas, non finisse per esservi assunto.. E i “servizi” ebraici, cui nulla o quasi sfugge, sicuramente lo sapevano.. Tuttavia come giustamente nota Tramballi la, diciamo, “giurisprudenza” ebraica prevede che, sia per i parenti che per l’abitazione di eventuali “terroristi”, o para-tali, vi siano grevi conseguenze.. Come mai? Perchè i decisori ebraici hanno da tempo adottato un “bastonismo” che generi “timorismo” e “paurismo” nella popolazione araba (come, peraltro, sta accadendo all’ennesima potenza a Gaza).. E che dire per quanto riguarda l’evidente trattamento preferenziale dello Stato ebraico da parte occidentale? Beh, sicuramente è collegato all’ingente “capitale” (in via di scioglimento come i ghiacci mondiali) derivato dall’aver subito la “Shoah”. Ma vien da chiedersi se i loro “servizi”non abbiano cercato di rimpolpare il capitale suddetto ricorrendo alla loro expertise informatica ed in particolare a quello “spyware” denominato “Pegasus”..?
    Ma, ovviamente, la mia è un’ipotesi priva di prove e soltanto legata a quel che ho letto sulla stampa internazionale in merito sia all’esportazione che all’uso che gli acquirenti di detto “spyware” hanno fatto in vari Paesi. E concludo riconfessando il mio personale timore riguardante la perdurante incombenza di quella “global Shoah” nucleare che concernerebbe l’intera umanità anche se, a parole, nessuno vorrebbe che accadesse..

  • habsb |

    “Allora perché, solo pochi giorni prima, gli Stati Uniti e molti altri paesi occidentali avevano sospeso l’aiuto economico che tiene in piedi una così essenziale agenzia per i profughi palestinesi?”

    i vertici USA sono disperati a causa dei sondaggi che danno ormai Biden sconfitto con largo margine.
    Negli indispensabili swing states vi sono forti minoranze islamiche che hanno già annunciato che non voteranno Biden a causa del suo appoggio senza se senza ma ai massacri israeliani di Gaza.
    Se nei fatti la linea USA non si smuove di un millimetro dal sostegno militare a Israele, nelle parole (che non costano nulla) è importante mostrarsi almeno un po’ filo-palestinese: ben vengano allora le chiacchiere sui due stati (che tanto Israele non accetterà mai), sull’indispensabile ruolo dell’UNRWA etc etc
    Ma più passano i giorni, più le opinioni pubbliche mondiali si rendono conto che la guerra dell’Occidente e Israele contro un Islam mondiale ormai reso compatto e ostile non puo’ essere vinta,per quante migliaia di tonnellate di bombe vengano usate per sterminare militanti e civili.

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