Induismo muscolare

hinduA due giorni dalla chiusura dei seggi una candidata del Bjp nello stato centrale del Madhya Pradesh, ha gridato ai suoi estasiati elettori che l’assassino del Mahatma Gandhi “era, è e sarà un patriota”. Narendra Modi, leader del Bjp, premier uscente e gloriosamente rientrante per un secondo quinquennio, ha condannato la dichiarazione, definendola imperdonabile.

Ma prima che il capo assoluto ripristinasse la linea ufficiale del partito, due altri candidati si erano associati alla folle dichiarazione. Poi si sono uniti anche un ministro e Amit Malavyia il giovane responsabile del partito per l’IT, che in campagna elettorale aveva fatto un uso spregiudicato del web. “Bisogna portare avanti in dibattito Gandhi-Godse”, hanno commentato.

Il 30 gennaio 1948 a Delhi, Naturam Godse sparò al Mahatma Gandhi. Il giovane era un militante dell’RSS, l’Organizzazione Nazionale dei Volontari, di estrema destra, del quale il Bjp è il rappresentante nelle istituzioni. L’Rss sostiene l’Hindutva , la nazione degli hidu in alternativa al patriottismo laico e sincretico del Mahatma e dei Nehru-Gandhi, fondatori dell’India contemporanea. All’Organizzazione Modi aveva chiesto e ottenuto l’adesione all’età di 7 anni.

Pragya Singh Thakur, la candidata che ha esaltato il gesto di Godse, era stata messa in lista dal Bjp nel collegio di Bophal, nonostante sia imputata in un processo per terrorismo. E’ stata eletta col 61,5% dei voti: nel secondo mandato di Narendra Modi, sarà deputata alla Lok Sabha, il parlamento dell’Unione Indiana creata dal Mahatma e da Jawaharlal Nehru nel nome dell’ “unità nella diversità”.

Cosa sarà l’India nel 2024, dopo dieci anni ininterrotti di governo zafferano, il colore del Bjp e dell’induismo militante? Nella mia carriera ho seguito diverse campagne elettorali: alcune drammatiche come quella seguita all’omicidio di Rajiv Gandhi. Mai, tuttavia, lo scontro fra i partiti – meglio, fra il Bjp e il Congress – è stato così brutale e divisivo. Narendra Modi l’ha messa subito sul piano: o noi o loro, noi abbiamo ragione e loro no, noi combattiamo i terroristi e loro li proteggono, noi siamo i patrioti e loro i traditori dell’India. I musulmani, il 14% del miliardo e 300 milioni di abitanti di questo paese, erano tutti potenziali agenti del Pakistan. La settimana scorsa ero a Mumbai e quando sono entrato in un quartiere musulmano, l’autista del mio taxi mi ha detto senza che gli chiedessi niente (intervistare il taxista è una delle cose più banali che possa fare un inviato): “Questo è un posto pericoloso, sono tutti cani terroristi, non sono indiani”. Un autista non fa testo ma in 40 anni di India non mi era mai capitato. Nemmeno quando andavo a seguire uno dei ricorrenti “comunalismi”, i pogrom fra comunità di religioni diverse.

Shekar Gupta, uno dei più noti giornalisti indiani, sostiene che la visione dei fondatori “non veniva da una fede, una scrittura o un’ideologia. E’ per questo che l’India non è rimasta solo così meravigliosamente insieme ma è diventata più forte, decennio dopo decennio. Mentre il Pakistan, il nostro vicino stato teologico, no”.

Il Bjp ha scelto due linee, alla fine vincenti: scontro senza quartiere col Congress e la sua storia: “Liberiamo l’India dal Congress”, diceva Modi; e sicurezza: “Votando Loto premerete il grilletto che uccide i terroristi”, diceva ancora Modi. Il loto è il simbolo del Bjp.

Ma ancora più vincente è stata la scelta di trasformare il voto in un referendum su Modi. Sui manifesti del partito nell’Uttar Pradesh, lo stato più popoloso, i candidati mettevano solo il loro nome e il ritratto di Modi. Il Congress è caduto nella trappola: “Togli Modi e il 90% dei leader dell’opposizione non sapranno cosa dire”, constatava il ministro delle Finanze Arun Jaitley.

Tuttavia, se sono il liberal che sono convinto di essere, non posso ignorare alcuni altri dati, come dire, di cronaca. Il 67,11% di votanti su 900 milioni di elettori, non è un piccolo numero di cittadini. La grandissima maggioranza ha votato Bjp. Onda, tsunami, monsone, sono i titoli di giornale per spiegare le dimensioni della vittoria. Hanno scelto Modi nelle campagne e nelle metropoli, le caste più alte e quelle più basse, la gente degli slum e della Borsa di Mumbai. Lo avrebbe fatto anche il 10% degli elettori musulmani. Sono diventati “tutti fascisti e razzisti”?

Della decina di amici indiani incontrati qui a Delhi – studiosi, imprenditori, diplomatici, giornalisti – nessuno ha votato Congress: di loro uno solo era un attivista del Bjp. Tutti, anche quest’ultimo, ammettevano che Modi è un megalomane. Ma nessuno temeva che nel 2024, quando finirà il suo secondo mandato, il paese sarà una versione hindu del Pakistan. Il 65% degli elettori ha meno di 35 anni: a questi giovani sempre più connessi, in un mercato del lavoro sempre più difficile (l’anno scorso si sono presentati in 19 milioni per 63mila posti alle Ferrovie), sfugge quella specie di diritto naturale che da prima della nascita dell’India indipendente impone un Gandhi alla guida del Congress (fra questi Gandhi e il Mahatma non ci sono gradi di parentela ma solo profondi legami storici).

E’ un’altra India che si sta plasmando. Sebbene, da liberal, qualche dubbio sul come si stia formando io continui ad averlo. Forse per questo, appena arrivato a Delhi, ero andato al Gandhi Smriti, il luogo dove il Mahatma fu ucciso dal “patriota” Godse. Lo faccio tutte le volte che torno. Questa volta c’era una ragione in più. Silenziosamente, davanti al cippo dove era caduto sotto i colpi, sussurrando “Ram, Ram” prima di morire, lui ed io abbiamo discusso cosa sia rimasto della sua India. Ma non vi dirò niente: era una conversazione privata. Namaste.

 

http://www.ispionline.it/it/slownews-ispi/

 

  • Darrel |

    sono d’accordo al 1000\100.
    Aggiungo solo che il consenso plebiscitario ottenuto da alcune votazioni democratiche somiglia molto ad una dittatura del “luogo comune”

  • Jonas |

    Signor. Carl|, la libertà di espressione non significa scrivere commenti a caso con periodi incomprensibili e pieni di puntini di sospensione.

  • habsb |

    sig. Carl
    “Crede veramente che sia/sarà facile “riconvertire” ”

    Ancora una volta, tutto dipende dalle scelte politiche.

    Se lasceremo, grazie a una mite tassazione, la capacità di investire e assumere sui nuovi lavori i disoccupati da riconvertire, agli imprenditori, (che siamo un po’ tutti noi e che abbiamo una conoscenza fine dei bisogni del mercato, allora la transizione sarà magari non facile ma possibile, come lo è stata in certi paesi dal Settecento in avanti, attraverso svariate rivoluzioni industriali

    Se invece, il potere politico si ostinerà a voler tassare e investire, generando le mostruosità dell’epopea sovietica, chavista, nord-coreana, cubana, e le migliaia di aloggi, uffici, supermecati e perfino città deserte della rep. popolare cinese, allora, c’è in effetti da temere il peggio, non solo sul fronte della disoccupazione, ma anche su quello dell’inquinamento, spreco di risorse, povertà di massa…

  • carl |

    @habsb: Essendo un comune mortale, so autolimitarmi per cui aggiungo solo un minimo. Crede veramente che sia/sarà facile “riconvertire” rapidamente a lavori “più produttivi” e richiesti così tanta gente?Per non parlare degli altri problemi irrisolti (clima, inquinamenti, geo-politica, way of life non negoziabile, ecc.)

  • habsb |

    sig. Carl

    la povertà, non solo in India, è una caratteristica antica del pianeta, e non una novità del nostro mondo capitalista. Anzi, questo ha offerto a miliardi di persone un’esistenza che i loro nonni non potevano neanche sognare.

    Lei afferma che la tecnologia escogita modi per rimpiazzare il lavoro manuale. Cio’ ha un nome : progresso, ed è cio’ che fa che lei sia seduto in poltrona a digitare invece di zappare la terra.
    La tecnologia rimpiazza il lavoro umano, ma non per lasciare l’uomo inattivo, bensi’ perche’ possa fare altri lavori piu’ produttivi.
    Sempre che, lo ripeto, qualcuno possa pagare per questi lavori piu’ produttivi grazie a suoi redditi e al suo risparmio. Se questi sono prelevati dalle tasse, allora si’ la disoccupazione sarà un problema.

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