Berlusconi, l’amicone di Israele

Gerusalemme_t_shirt_berlusconi_ortodosso_04Chissà se Berlusconi distorce la Storia solo per fini elettorali o perché davvero non la conosce: in fondo la Storia non serve per fare i danè né per conquistare potere. Diciamo che è un optional come il tettuccio apribile di un’auto: se ce l’hai è meglio ma se non c’è, è lo stesso.

  Più della dichiarazione del capo sui tedeschi che negano i campi di sterminio, mi hanno tuttavia colpito le precisazioni dei suoi tanti interpreti-portavoce: Renato Brunetta, Raffaele Fitto, Alessandro Sallusti e gli altri. Berlusconi è un grande amico di Israele – dicevano tutti – le sue parole sono state travisate dalla sinistra anti-sionista e amica di Hezbollah, e via di seguito. Per chi volesse approfondire i rapporti fra sinistra italiana e Israele, invito ad andare oltre Brunetta e a leggere due eccellenti saggi: “L’internazionalismo difficile”, di Luca Riccardi (Rubbettino) e “Sinistra e Israele” di Fabio Nicolucci (Salerno).

  Il problema è che nella sua centomillesima gaffe Berlusconi insultava la Germania, non Israele: perché lo Stato ebraico non partecipa al voto europeo del 25 maggio, se volessimo avvalorare la distorsione della Storia a fini elettorali. Ma se erano i tedeschi l’obiettivo di una battuta così cretina, Berlusconi ne poteva trovare altre cento. Scegliendo quella, ha anche dimostrato di essere insensibile alle tragedie della storia: dunque di non conoscerle.

  I tedeschi hanno molti difetti ma non quello di non aver guardato profondamente dentro il loro passato, di non essersi chiesti il perché, di non aver creato gli anticorpi perché non si ripetesse. E la battuta di Berlusconi è ancora più offensiva se pensiamo che suoi ministri sono stati Ignazio La Russia, Giorgia Meloni, Gianni Alemanno i quali, riguardo alle loro convinzioni fasciste, sono lontani anni luce dalle dolorose ammissione di colpa dell’intero popolo tedesco .

   Ma torniamo alla frittata rigirata di Berlusconi e dei suoi portavoce: la sua grande amicizia con Israele.

  Nell’aprile 2008, subito dopo le elezioni, partii per lavoro in Israele. Arrivato all’aeroporto Ben Gurion, presi un taxi per Tel Aviv. Dopo avermi ascoltato mentre parlavo al cellulare con il mio giornale, guardandomi dallo specchietto retrovisore il taxista mi chiese: “Italiano?”.

“Si”, risposi.

“Perché avete rieletto Berlusconi?”.

“No…io non ho votato per lu…”.

“Poche storie: lei o un altro, voi italiani lo avete votato. E per la seconda volta”.

 L’autista era un sefardita ultra-religioso: portava una kippah fatta a uncinetto e più grande delle solite, aveva la barba lunga. Il cruscotto del taxi era pieno di simboli kabalistici e di ritratti del suo rebbe. Non era un elettore di sinistra né un intellettuale lettore di Ha’aretz; sicuramente sosteneva i coloni e detestava i palestinesi. Ma la sua morale gli rendeva incomprensibile che gli italiani votassero ripetutamente per Berlusconi. Sembra che i soli ultra-religiosi monoteisti a trovarlo normale fossero i cattolici di Comunione e Liberazione.

  Tralascio i giorni successivi, i commenti sul tema Italia di chiunque incontrassi a Tel Aviv e Gerusalemme; le battute e i risolini prima e dopo quel 2008, sull’uomo che a casa si vantava di essere il leader italiano più apprezzato in Israele e nel mondo intero.

  Vado direttamente all’ultima visita di Silvio Berlusconi in Israele da presidente del consiglio, nel 2010. Dopo Bibi Netanyahu e gli altri dirigenti israeliani, andò a incontrare il palestinese Abu Mazen a Betlemme. Per far piacere a Bibi, quando gli fu chiesto se, entrando nei Territori palestinesi, avesse visto il muro costruito dagli israeliani, Berlusconi rispose di no: era impegnato a leggere dei documenti.

  Ma come è noto, il presidente del Milan (la mia squadra del cuore) è un piacione, he loves to please. E così, poco dopo, ai suoi interlocutori di Betlemme disse di considerare le vittime palestinesi dell’Intifada uguali ai sei milioni di ebrei vittime dell’Olocausto. Credo che nemmeno Abu Mazen sia mai arrivato a tanto: probabilmente quelli di Hamas ma non gli altri palestinesi che, a differenza di Berlusconi, sanno cosa sia una storia tragica.

  Solo quando si è ignoranti –nel senso che si ignora – si possono raccontare barzellette sugli ebrei; si possono mettere Marina e Pier Silvio sullo stesso piano del popolo ebraico ai tempi di Hitler, paragonando le vicende giudiziarie di famiglia all’antisemitismo; o Mario Mantovani, il suo uomo alla Regione Lombardia, anche lui in visita a Gerusalemme, può annunciare agli israeliani che in Italia Berlusconi è perseguitato come gli ebrei. Tedeschi, israeliani, popoli del mondo, abbiate la pazienza di perdonare Silvio Berlusconi e, con lui, tutti noi italiani.

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  • carl |

    Condivido le sue considerazioni satiriche (ed ho apprezzato in particolar modo i fotomontaggi..:O)che evidenziano la pochezza del personaggio.
    Tuttavia Lei crede che al personaggio in questione, pur disponendo delle reti Mediaset, sia stato possibile autoimporsi, risultare eletto e rappresentare l’Italia nostra per una ventina d’anni?
    A parte anche la pochezza culturale e l’ignoranza (nel senso etimologico del vocabolo) di tanti italiani con diritto di voto credo che, anche se non siamo più ai tempi di Carlo V e dell’impero ispano-germanico, eistano ancora dei “principi elettori” e che il personaggio di cui parliamo abbia avuto il loro appoggio e spinta con lancio sul proscenio politico nostrano..
    Mi verrebbe di aggiungere anche una battuta sulla millantata amicicia del nostro personaggio con Putin.. Chissà? Forse il prossimo inverno si autoproporrà per guidare l’ambasceria che andrà a chiedere a Putin di non tagliarci le forniture di gas..

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