Più ovattato della battaglia nella Ue per la flessibilità dei conti, ma combattuto con uguale ostinazione, l’ultimo obiettivo che Matteo Renzi vuole conquistare è “Mogherini for Europe”. Il presidente del Consiglio non sta patriotticamente menando fendenti perché venga dato all’Italia il ruolo di rappresentante della politica estera: quello lo ha già conquistato e gliene va dato merito. No, a tutti i costi vuole Federica Mogherini.
Le obiezioni sono due. La prima è meno importante perché viene da un settore geo-politicamente preciso: i Paesi dell’Est, la Finlandia e la Svezia che vogliono un rappresentante europeo più duro con la Russia di Putin di quanto non siano i governi italiani in generale – tutti i governi – e Mogherini in particolare. E’ un ostacolo superabile: anche se dovremmo chiederci come mai più un Paese è fisicamente vicino alla Russia, meno si fida di Putin.
Credo che la seconda obiezione abbia più peso, non solo perché non è ristretta a una regione né a un fronte politico, ma è diffusa dall’Est all’Ovest, dai popolari ai socialisti della Ue. Mi riferisco all’incompleta esperienza internazionale di Federica Mogherini.
Non credo che Wikipedia debba essere considerato un metro per misurare l’importanza delle persone ma se cliccate sulla versione in inglese, troverete solo due righe: laureata alla Sapienza, responsabile delle relazioni internazionali del Pd, deputata e da febbraio ministra degli Esteri. Un quarto della seconda riga è occupato dai nomi di Emma Bonino e Susanna Agnelli, le altre due donne passate per la Farnesina.
Ma Mogherini appartiene alla “Generazione Erasmus” tanto cara a Matteo Renzi. E’ giovane, ha 41 anni. E anche questo per Renzi è fondamentale. Data la mia età non vorrei che questo post apparisse come una specie di interesse privato in atto d’ufficio. Credo che il nostro Paese troppo vecchio, abbia bisogno di una terapia d’urto di giovani, anche se questo prima o poi comporterà il mio pre-pensionamento. In Italia non solo gli anziani occupano la parte alta e più ampia del sistema (di qualsiasi sistema: politico, imprenditoriale, nella burocrazia, nei giornali, nei sindacati, nel governo dello sport….). Spesso hanno raggiunto le loro posizioni per cooptazione e fedeltà, non per qualità. Se non scivolassi di nuovo nell’interesse personale, vorrei ricordare a Renzi che non tutti i sessantenni italiani hanno vinto al totocalcio di una qualsiasi lobby: qualcuno si è anche meritato ciò che ha ottenuto. Ma sostanzialmente la sua battaglia è giusta.
In Europa, tuttavia, questo problema non è così macroscopico: i giovani in gamba hanno sempre trovato spazio fra i più vecchi che di solito educano, dando agli altri le opportunità per maturare e meritare posti di rilievo. Per questo non capiscono l’ostinazione di Renzi. E’ un’ostinazione sbagliata, anche dettata da considerazioni di politica interna che gli altri comprendono ancor meno: nessuno si oppone a un italiano per quella carica europea. Perché allora rinviare alle calende greche, indispettendo gli altri 26 Paesi?
Ho incontrato Federica Mogherini un paio di volte. Non ho avuto la sensazione di trovarmi di fronte a un’enfant prodige ma a una persona molto preparata nel suo campo. Mi diceva un diplomatico che alla Farnesina la stima: “Conosce perfettamente i dossier e ascolta”. Senza ritenere di avere a che fare col migliore dei ministri degli Esteri della storia d’Italia, quell’ambasciatore le faceva un complimento importante: saper ascoltare è una qualità non comune.
E’ vero che il ruolo fino ad ora ricoperto da Lady Ashton non è così fondamentale: non avendo l’Europa una politica estera e di difesa degna del nome, chi la amministra deve saper galleggiare fra l’irrilevanza e l’autorevolezza. Federica Mogherini ha 41 anni. A quell’età Henry Kissinger, per dire un gigante della storia diplomatica contemporanea, faceva il consigliere di Nelson Rockefeller, il governatore di New York che cercava di conquistare la nomination repubblicana, senza mai riuscirci. Kissinger è diventato Consigliere per la sicurezza nazionale di Nixon all’età di 46 anni e segretario di Stato a 50.
Federica Mogherini è più avanti e dunque ha tempo. Fare il ministro degli Esteri di una potenza europea di medio livello, la cui opinione a volte è ignorata, è un’eccellente università. Molto meglio di un master ad Harvard, dove Kissinger insegnava a 30 anni. Alla Farnesina Mogherini può maturare, definire politiche, contribuire a far conquistare all’Italia una credibilità più solida di quella che abbiamo. Può scegliere i migliori fra gli ambasciatori e motivare i giovani diplomatici frustrati da una burocrazia che si preoccupa solo degli scatti d’anzianità. Anche se non subito, niente le sarà precluso fino alla qualifica di segretario generale dell’Onu e oltre. Buon lavoro, Signora Ministra.