Da qualche tempo nella nostra categoria non sono molte le occasioni per far festa. Crisi economica, zero pubblicità, magmatica rivoluzione del settore dalla carta al web, la prima e il secondo spesso in lotta fratricida a difendere e contendere un’eredità piuttosto magra; multimedialità, debiti, stati di crisi; vecchi (ma non ancora così vecchi) che perdono il lavoro senza che i giovani lo trovino.
C’era tuttavia un luogo, una volta l’anno a primavera inoltrata, in cui protagonisti e comprimari, aristocrazia e proletariato di questa critica vicenda che è anche un grande mestiere, s’incontravano in territorio neutrale. Grandi firme, tromboni, artigiani, praticanti, pubblicisti, contrattisti a termine, lettori, studenti, disoccupati, difensori della carta e sacerdoti della rete, pessimisti e ottimisti, cinici e socialmente motivati. Tutti insieme a parlarne a Perugia, al Festival internazionale del giornalismo. O meglio, all’International Journalism Festival perché IJF era una delle poche cose global che questo stanco Paese riusciva ancora a produrre.
Ma il mese scorso, al momento di mettere in moto la macchina dell’edizione 2014, Arianna Ciccone e Chris Potter, la coppia che nel 2007 inventò il festival senza appartenere a una lobby del settore né avere alle spalle la Protezione civile, avevano annunciato che non se ne sarebbe più fatto nulla. In una versione umbra di spending review, l’amministrazione pubblica locale aveva deciso di non contribuire più al festival. Dei 400mila euro di budget dell’edizione 2013, la sua partecipazione era stata di 100mila.
Breve tentennamento – quelli della coppia Ciccone/Potter a fatica durano due minuti – poi la scelta di fare un crowdfunding, come si dice nel giornalismo del web: quello della carta lo chiama ancora colletta. Alcune importanti aziende continueranno a garantire la parte importante dei 400mila con i quali nei cinque giorni di festival dell’anno scorso si erano organizzati 210 incontri con 479 relatori, 252 volontari e 50mila spettatori.
Il resto lo metterà la gente, dai 10 euro in sù, azionisti determinati senza la presunzione di sentirsi capitani coraggiosi. A tutti loro è stato garantito come dividendo una spilla che nei giorni del festival li distinguerà dai portoghesi. Perché il problema che aveva provocato i tentennamenti originari, non era tanto il finanziamento pubblico venuto meno, quanto il fastidio che l’amministrazione pubblica locale aveva mostrato nell’ospitare a Perugia un evento internazionale di questo genere. La fattucchiera dei Campi Flegrei Arianna Ciccone e Chris Potter (nomen omen) hanno compiuto la magia di risvegliare l’interesse di migliaia di persone attorno a una parola che di questi tempi ha il fascino di un purgante: giornalismo.
L’edizione 2014, dunque, si farà: dal 30 aprile al 4 di maggio. A Perugia, nonostante l’amministrazione locale. Quando le è stato chiesto se sarà una versione minore del festival precedente, Ciccone ha preso la domanda come un fatto personale. Nel rispetto della crisi e dei conti pubblici, l’edizione 2014 sarà più bella che pria. Interamente privata: una iniziativa sociale di libero mercato, per dirla da economisti.
P.S. Ehi, la colletta è appena incominciata. Se qualcuno vuole partecipare avrà il riconoscimento della categoria. Cliccate qua sotto.
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