Nella storia degli attentati terroristici è difficile trovare una così rapida soluzione apparente del caso: già presi i quattro presunti assassini, fermate le 11 presunte spalle. Indicati anche i mandanti dati più per certi che presunti: i quattro attentatori materiali sono stati bloccati sulla strada per l’Ucraina. Qualcuno li stava aspettando per portarli in salvo. Parola di Vladimir Putin.
“Idioti o suicidi”, è stato il commento di un portavoce del governo di Kyiv. Volendo credere a Mosca, i quattro responsabili stavano fuggendo verso un fronte di guerra: nella regione più affollata di militari, servizi d’intelligence e apparati di sicurezza russi dell’intero paese.
Non erano passate 24 ore dall’eccidio di Mosca che i portavoce “informali” del regime, quelli mandati a commentare sui network internazionali, già diffondevano la versione dei fatti. I mandanti erano un’organizzazione fascista ucraina, i servizi segreti ucraini o lo stesso Volodymyr Zelensky: comunque gli ucraini.
Esisteva la lontana ipotesi dell’Isis, tutt’altro che scomparso da molti scacchieri d’instabilità internazionale. Mai preso in considerazione. No, era la risposta preparata, il venerdì di Ramadan i musulmani non combattono: falso; l’Isis non uccide, prende ostaggi: ugualmente falso, fanno l’una o l’altra cosa. Basterebbe chiedere all’alleato iraniano di Mosca che a gennaio a Kerman, aveva subito un attacco suicida dell’Isis. Teheran aveva subito accusato Usa e Israele ma l’addebito era presto caduto.
Erano stati gli americani ad avvisare l’Iran dell’imminenza di un attentato. Ancora la Cia, il 7 marzo, aveva passato ai russi informazioni raccolte in Afghanistan: lo Stato Islamico-Khorasan (la stessa fazione dell’Isis responsabile degli attentati all’aeroporto di Kabul nei giorni del ritiro americano del 2021) stava per colpire Mosca. L’intelligence americana lo chiama “duty to warn”: quando hai notizia di possibili attentati terroristici contro i civili, hai il dovere d’informare anche il nemico.
La rapidità dell’apparente soluzione di questo caso solleva tre ipotesi: Mosca ha deciso di trasformare l’attentato dell’Isis in uno strumento della sua guerra all’Ucraina; informato dagli americani, ha lasciato che avvenisse, sempre pensando all’utile ucraino; i servizi russi sono i soli responsabili dell’attentato. E’ l’ipotesi più inverosimile ma in guerra e in ogni momento critico della loro storia, i regimi russi non si sono mai fatti scrupolo di sacrificare le vite dei sudditi.
Capitata o cercata l’occasione, l’unica cosa certa dell’attentato è che servirà alla guerra russa all’Ucraina. A parte Matteo Salvini, Alexander Lukashenko e pochi altri, non tutti sono convinti che le elezioni presidenziali abbiano dimostrato la compattezza del consenso popolare per Putin. Un attentato così brutale nella capitale è uno strumento più efficace; riaffermata la sua presidenza, a una società civile ferita Putin potrebbe imporre una mobilitazione generale. Potrebbe anche sentirsi più libero di colpire obiettivi civili, servirsi di armi più potenti.
Posto che Vladimir Putin decida mai di prenderla in considerazione, l’ipotesi dell’attentato dello Stato Islamico rimane la più plausibile. Più rapidamente dei russi, l’altra sera l’Isis aveva diffuso la sua rivendicazione. Una nota breve, come quasi sempre fa lo Stato Islamico quasi per impedire che altri se ne assumano la responsabilità. La rivendicazione più dettagliata avviene qualche giorno dopo. Dal 2000, attentato a un teatro di Mosca, alla scuola di Beslan nel 2004, la Russia è stata diverse volte vittima del terrorismo islamico. Dal 2015 esiste nel Caucaso una fazione dell’Isis. Fino a oggi aveva compiuto solo attentati minori in Cecenia, Daghestan e altre repubbliche autonome russe.
Come molti altri paesi, la Russia “cristiana” è stata sempre obiettivo degli islamisti per le due guerre in Cecenia e il sostegno militare al regime siriano di Bashar Assad. Anche l’alleanza con l’Iran sciita è blasfemia per l’Isis sunnita. Ma queste considerazioni sono irrilevanti, il colpevole è già stato trovato. Il solo dubbio è cosa accadrà ora in Ucraina.