Una pace senza pace?

mbsEl Al, la compagnia di bandiera, ha deciso di aprire un volo giornaliero Tel Aviv-Dubai. Già si segnalano turisti israeliani andati a visitare il Burj Khalifa, il grattacielo più alto del mondo. Affollate delegazioni di piccoli e grandi imprenditori arabo-israeliani visitano gli Emirati a caccia di buoni affari.

Gli arabi sono il 20% della popolazione d’Israele: gli eredi dei palestinesi che nel 1947/48 non fuggirono o non furono cacciati dagli israeliani nei territori che furono poi riconosciuti come stato d’Israele. Sono arabi, sono in gran parte musulmani, sono a loro agio nei paesi che hanno aderito agli Accordi di Abramo. Ora vengono finalmente guardati anche dagli altri arabi con la considerazione che prima non riscuotevano, a causa del passaporto israeliano che avevano in tasca.

Ecco i primi effetti positivi di quel compromesso che se non è un vero trattato di pace, garantisce comunque una palese convivenza che non era esistita per un settantennio. Ancora più importante è stato l’incontro cosi detto segreto fra Bibi Netanyahu e il principe ereditario Mohammed bin-Salman. Un accordo di Abramo anche fra Israele e Arabia Saudita è prematuro ma il solo fatto che l’incontro ci sia stato indica l’inizio di una nuova epoca nella regione.

Netanyahu ha fatto diffondere la notizia; MbS, il principe, ha taciuto. Di più, per conto del vecchio re Salman, il ministro degli Esteri ha addirittura smentito l’incontro. E’ questa stranezza che rivela un decisivo passaggio generazionale. Re Salman ha 84 anni, suo figlio Mohammed 35. Per il primo è impossibile abbandonare la causa palestinese che per decenni è stato il centro focale delle lotte, le ansie e la retorica del mondo arabo. Neanche Nawaf al-Sabah, l’emiro del Kuwait, 83 anni, ha voluto aderire agli accordi di Abramo. Il giovane MbS ha priorità diverse e fra queste non c’è più un stato palestinese.

Forse dopo decenni di boicottaggi, conflitti e intifade, repressone e atti di terrorismo, è questo l’approccio giusto: un definitivo e concreto riconoscimento arabo renderà gli israeliani più disposti a riconoscere i diritti nazionali dei palestinesi. Al momento ho qualche dubbio che l’attuale governo di Gerusalemme e il prevalente sentimento degli israeliani prevedano questa possibilità: ma è un’ipotesi reale che non è giusto scartare.

Tuttavia non credo che sia il destino dei palestinesi la ragione per cui Netanyahu, MbS, Emirati, Bahrein e presto altri, sostengono il loro storico accordo. Un libro fondamentale, il punto di partenza necessario per capire l’origine dei conflitti mediorientali, è “A Peace to End All Peace”. Lo scrisse David Fromkin nel 1989 (qualche anno più tardi Rizzoli lo ha pubblicato col titolo “Una pace senza pace”). Racconta come dal 1914 al 1922 inglesi e francesi crearono le condizioni dell’instabilità mediorientale che conosciamo ancora oggi. La pace di Versailles, i suoi precedenti e il suo seguito, resero impossibile raggiungere una vera pace duratura.

Allora i responsabili di quella pace che non avrebbe portato stabilità, furono le potenze coloniali europee. Oggi chi conduce i giochi nel Levante e nel Golfo (anche in Libia) sono soprattutto le potenze regionali. In teoria è un passo avanti: è più giusto che siano loro a determinare il futuro della regione nella quale vivono. In pratica no: molti di questi paesi sono più ambiziosi, avidi e brutali delle vecchie potenze coloniali.

La ragione degli accordi di Abramo non è la soluzione per la Palestina – sebbene citata en passant in qualche documento – ma il rafforzamento del fronte sunnita anti-iraniano con il contributo d’Israele. C’è una motivazione geopolitica: il pericoloso espansionismo iraniano dall’Irak alla Siria fino al Mediterraneo e al Libano; e una religiosa: lo scontro millenario con il mondo sciita. Con le tecnologie e la qualità delle armi d’Israele, temo che Arabia Saudita ed Emirati non pensino di essere più forti per un negoziato ma per un eventuale conflitto (probabilmente anche Israele di Netanyahu).

Dai tempi di Saddam Hussein si è molto abusato della definizione “madre di tutte le guerre”. Questa, se mai scoppiasse, sarebbe la vera genitrice di un’Armageddon mediorientale.

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