Obama e le armate del papa

  Guardi esvizzere Comprensibilmente, la visita di Barack Obama in Vaticano è stata seguita dalla stampa internazionale molto più dei suoi incontri con le autorità italiane. Meno comprensibilmente, al suo colloquio con Francesco è stato dato un valore politico-diplomatico.

   E’ stato una specie di riflesso condizionato riguardo al passato, più che un fatto di cronaca attuale. La Santa Sede ha 180 nunziature apostoliche nel mondo, una rete diplomatica fra le più vaste: l’Italia di ambasciate ne ha 142. Anche se non è storicamente provata, resta famosa la domanda che Stalin rivolse nel 1935 al premier francese Pierre Laval: “Il papa? Quante divisioni ha il papa?”.

    A Giovanni Paolo II si accredita il merito di aver abbattuto il Muro di Berlino, il potere sovietico in Europa e, in generale, il comunismo nel mondo. Anche se, per quanto Solidarnosc abbia avuto meriti importanti, le cause della fine dell’Urss sono altre e ancor più complesse.

  Il discorso di Benedetto XVI a Ratisbona, nel 2006, ebbe un fortissimo impatto sulla politica internazionale. La sua voleva solo essere una lezione di etica sulla fede e la violenza. Ma sottolineare dopo l’11 Settembre, la guerra in Afghanistan, in Iraq e nel pieno di uno “scontro fra civiltà”, che Maometto e l’Islam avevano diffuso la religione con mezzi violenti, fu alla fine una presa di posizione politica.

  A dispetto di un’armata di 110 guardie svizzere che acriter et fideliter, difendono il Vaticano, la Santa Sede non ha mai esercitato un ruolo diplomatico intrusivo ma certamente attivo e creativo. L’inizio delle relazioni diplomatiche con Israele, negoziate dai messaggeri di papa Vojtyla, ebbero un peso autorevole sul processo di pace.

    Sarà ancora così? Il papato di Francesco può avere un ruolo nella crisi ucraina dove vivono quattro milioni e mezzo di uniati greco-cattolici? Nel tentativo storico di riavvicinarsi alla cristianità ortodossa, può offrire a Putin una via d’uscita dal suo isolamento internazionale? E nella guerra civile in Siria che geograficamente rientra nella Terra Santa, quale diplomazia può esercitare? E quanta sull’occupazione israeliana di Gerusalemme Est?

   La mia impressione è che le priorità e l’agenda di papa Bergoglio siano diverse. Nella sua spinta riformatrice “interna”, l’elemento “estero” della diplomazia vaticana sembra qualcosa di antiquato come le feluche degli ambasciatori. L’impegno di Francesco è riempire di nuovo le chiese della cristianità cattolica; riavvicinare la gerarchia al popolo; porre la struttura della Curia allo stesso livello dei fedeli; arruolare sacerdoti per le parrocchie delle periferie urbane più che politici per imporre governi democristiani. Con gli stessi strumenti ora applicati nelle diocesi italiane per vincere l’apatia della fede, Bergoglio affronta la concorrenza dell’Islam in Africa e dei pentecostali in America Latina.

  Qualsiasi cosa faccia il papa, una conseguenza e una reazione globale sono sempre implicite. Se la destra americana del Tea Party definisce Francesco un “papa comunista”, qualcosa significa, per quanto l’affermazione abbia lo spessore di un foglio di carta velina. Come ogni leader mondiale che non abbia rinunciato del tutto ad avere ideali, anche Barack Obama voleva incontrare Francesco. Tuttavia non è andato in Vaticano per discutere di politica ma nella speranza di cogliere quell’ispirazione morale necessaria per essere un politico migliore. 

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  • carl |

    Non ci piove sul fatto che certi influenti ambienti statunitensi nutrano un “pragmatico” interesse per Vatican City.. Sulla falsariga del famoso e storicistico concetto che “Parigi val bene..”
    E neppure ci piove sul fatto che, come Lei dottor Tramballi correttamente afferma, sulle cause della dissoluzione dell’URSS siano state fatte soltanto delle analisi frettolose, superficiali e magari anche “esibizionistiche e reclamicistiche” a favore cioè delle cosiddette economie di mercato che la “mano invisibile e parlante..:o) promette a lungo termine di diffondere anche nel resto del mondo.. Ma, come diceva Keynes, a lungo termine siamo tutti morti..:o)
    Forse che l’URSS (nonostante il tasso di corruzione della sua nomenklatura) nel 1989 aveva a disposizione meno mezzi, determinazione (e maggiori scrupoli..) della Cina, la quale in circostanze analoghe, a Tien An Men e altrove fece “piazza pulita” .???
    Infine è purtroppo preoccupante quel “programma programmatico..” delle già succitate influenti cerchie anglosassoni che mirerebbe a fare del XXI secolo un secolo ancora egemonicamente americano..
    Del resto basterebbe vedere quante sono le basi che gli USA e soci privilegiati hanno disseminato nel mondo, contrariamente a Russia e Cina che non le hanno, nè sembrano intenzionate ad averne.
    Per non parlare di quell’OGM geoplitico che dopo il 1991 è divenuta la NATO.
    Purtroppo c’è solo la voce di S.Romano a sostenere che la politica estera degli USA spesso e volentieri non collima più con quella europea e tuttavia l’UE continua ad andare strettamente/eufemisticamente a braccetto con gli USA, senza considerare che i possibili e preventivabili costi di un XXI secolo americano, sarebbero di fatto in gran parte anche a carico dell’Europa occidentale.

  • antonimo |

    Il vero pericolo, non solo per la Chiesa, ma per l’umanità, sono le lobby finanziarie mondialiste che perseguono il progetto del cosiddetto “nuovo ordine mondiale”, una società globalizzata in cui miliardi di individui, opportunamente “decerebrati”, vengono governati dal potere oscuro ed invisibile della finanza cosmopolita ed apolide. I ben noti ideatori di tale progetto, hanno pianificato la distruzione di tutte le Religioni mettendole le une contro le altre, lo svuotamento delle Istituzioni democratiche, la perdita delle identità e del senso di comunità dei popoli ottenuta con l’immigrazione selvaggia ed il rimescolamento forzato delle razze, le teorie di genere, le lobby dei gay e di tutte le altre “minoranze” che vengono utilizzate come grimaldello per scardinare i diritti fondamentali di tutti i cittadini, minoranze comprese. Un progetto infernale che mira alla distruzione della Civiltà come la abbiamo fin qui conosciuta ed alla affermazione di un “comunismo” globale con a capo la tribù degli “eletti del danaro”. Al di là dei sorrisi a 24 denti di Obama, forse Papa Francesco non “sorride” proprio in quanto è ben consapevole della portata enorme della sfida cui la “Civiltà” deve fare fronte!

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