Evviva, nel 2013 resteremo a cinque minuti dal giudizio universale atomico. Come l’anno scorso: non un minuto di più ma neanche di meno. Secondo la tradizione inaugurata nel 1947, qualche giorno fa il Bulletin of the Atomic Scientists dell’Università di Chicago ha stabilito che le lancette del Doomsday Clock, il giorno del giudizio nucleare, per quest’anno non si muovono.
Sembrerà un gioco da scienziati strani ma non lo è. Una commissione di capoccioni della quale fanno parte anche 18 premi Nobel, analizza la situazione politica, diplomatica, scientifica ed ora anche del clima, del surriscaldamento della Terra e della biosicurezza (perché ormai sono pericoli uguali agli arsenali nucleari), e stabilisce quanto l’umanità è lontana dalla mezzanotte della sua autodistruzione. Si era incominciato a sette minuti dal baratro nel 1947; si era scesi al punto più basso nel ’53, a meno due; saliti vertiginosamente nel punto più alto, a 17 minuti nel 1991. Due anni fa era a sei e da allora è a cinque.
In una lettera aperta a Barack Obama – un gesto non usuale – gli scienziati lo ringraziano per l’impegno a favore della ratifica del New START, il trattato fra Usa e Russia sulle “misure per l’ulteriore riduzione e limitazione delle armi strategiche offensive”. Si applaude anche ai passi di Obama verso “un cammino energetico più razionale” a favore delle energie rinnovabili.
La lettera degli scienziati è lunga, articolata e piena di consigli. Ricorda anche che almeno in 40 Stati nel mondo c’è materiale fissile sufficiente per costruire una bomba; e che fra 20 e 30 Paesi hanno la capacità tecnologica di assemblarla e renderla operativa con un vettore.
Chi non si occupa di armi e disarmo nucleare
resterà stupito da un’esortazione degli scienziati: raggiungere almeno in
America l’obiettivo di ridurre a meno di mille le testate nucleari dispiegate,
cioè pronte a partire nei prossimi due minuti se viene dato l’ordine di lancio.
Per distruggere il modo intero ne basterebbero molte di meno.
Gli scienziati invocano solo una riduzione a
mille?, si chiederanno in molti. Sì, perché sono scienziati realisti e sanno
quanto sia difficile ottenere una riduzione di questo livello. Chi sa, sospetta
anzi che siano degli illusi. Il New Start si limita ad arrivare a 1.550 testate
per parte, dalle attuali 2.202 americane e 2.787 russe capaci di volare da un
continente all’altro, entrando e uscendo dallo Spazio. Parliamo sempre di armi
dispiegate, pronte all’uso. Con le altre dormienti negli arsenali si arriva a più
di 10.000.
La montagna di bombe americane e russe almeno
è stata assicurata da una serie di trattati e dalla provata volontà di non
usarle. Le due più grandi potenze nucleari hanno tuttavia il dovere morale di
ridurre i loro arsenali per essere convincenti con il resto del mondo al quale
chiedono di rinunciare a quell’arma definitiva, attraverso il Trattato sulla
non proliferazione nucleare. Anche gli altri soci del club nucleare storico,
Cina, Francia e Gran Bretagna, sono possessori “responsabili”. Difficile essere
altrettanto sicuri con India, Pakistan, Israele, Corea del Nord e forse, un
giorno, Iran.
Ma non si può imporre a questi ultimo un
comportamento responsabile, non si può negare ad altri il diritto di avere un
ombrello nucleare, non si può imporre alla comunità internazionale l’esistenza
di un club “legale” con diritto di arsenale mentre agli altri niente, se non si
continua il cammino della riduzione e, alla fine, del disarmo.
Temo che quest’ultimo, il disarmo, sia ormai
un sogno impossibile. Perché il genio è uscito dalla lampada tanti anni fa ed è
difficile rimettercelo. Perché in tutti i Paesi entrati illegalmente nel club
nucleare- India, Pakistan, Israele e Corea del Nord – c’è un vastissimo
consenso popolare a favore della bomba.
Infine, perché nel mondo c’è una crescente
assuefazione alle armi atomiche: se non le hanno più usate dopo Hiroshima e
Nagasaki, vuol dire che non le useranno mai. Se pensiamo così, se crediamo
nell’assuefazione a una vita con l’Armageddon, l’anno prossimo arriveremo di nuovo
a due minuti dalla mezzanotte nucleare.