E’ accaduto un fatto strano l’11 settembre a Ground Zero. Alle celebrazioni per il decimo anniversario dell’attacco alle torri, la folla ha applaudito più George Bush che Barack Obama. L’incredibile non è che il presidente in carica riscuota scarsi consensi: piegato dalla crisi finanziaria globale e da molti tentennamenti in politica interna ed estera, non è una stagione fortunata per lui. Non lo è per quasi tutti i capi di stato e di governo. E’ parte delle regole del gioco che dopo le certezze del “Yes we can”, Time dedichi la copertina al repubblicano Rick Perry e si chieda se il Governatore del Texas possa diventare il prossimo Presidente.
Quello che appare incredibile è che un qualsiasi assembramento di americani possa applaudire George Bush più di chiunque gli stia accanto. E’ possibile aver dimenticato in così poco tempo i guasti drammatici, da incriminazione al Tribunale dell’Aja, provocati dall’ex presidente degli Stati Uniti? Bush ha imposto all’America la guerra in Iraq, mentendo sulle cause dell’invasione. Ha la responsabilità di ciò che è accaduto nelle prigioni di Abu Ghraib e Guantanamo: un insulto ai valori di civiltà del sistema americano. Contro la minaccia del terrorismo ha imposto leggi restrittive delle libertà che hanno trasformato il legittimo bisogno di sicurezza in sindrome da accerchiamento, all’israeliana.
Durante le presidenziali del 2004 John Kerry aveva invitato gli americani a guardare con la giusta misura alla minaccia del terrorismo. In un certo senso, diceva, è come la droga o la prostituzione: mali difficili da sradicare che tuttavia non cambiano la qualità della nostra vita né le priorità dei suoi valori. Preservare la democrazia americana, aggiungeva, è l’arma migliore per sconfiggere ogni minaccia. Sembrava che la gente lo stesse ascoltando, i sondaggio erano favorevoli allo sfidante democratico. La domenica prima del martedì elettorale di quel 2004, nel campionato di football erano stati sconfitti anche i Redskins: la scaramanzia politica americana dice che se quel giorno la squadra di Washington perde in casa, perde anche il presidente uscente. Ma non accadde e Bush vinse un secondo mandato. Forse era troppo presto perche gli americani capissero il messaggio di Kerry.
Oggi invece, dopo l’elezione di Barack Obama, dovrebbero essere chiare le mistificazioni e le bugie di George Bush e della sua squadra di irresponsabili dottor Stranamore: Dick Cheney, Don Rumsfeld, Paul Wolfowitz, Elliot Abrams, Lewis Libby, Richard Perle, Karl Rove. Se Osama bin Laden è riuscito a ottenere qualcosa, non è tanto per quello che ha fatto lui ma per come George Bush ha reagito al folle disegno dell’11 settembre.
Le guerre inventate, quelle non concluse, i morti, i costi economici, l’ostilità crescente verso gli Stati Uniti. Più il debito spaventoso di uno Stato che Bill Clinton aveva lasciato in attivo; la licenza di uccidere la middle class che ha concesso agli avidi speculatori di Wall Street. Il fardello lasciato da George Bush non sta rendendo difficile solo il lavoro di Barack Obama: peserà su almeno altri due mandati presidenziali, chiunque governerà. Fratelli americani, come avete potuto applaudire ancora un uomo così?