Riformare l’Occidente senza Trump

germanyProviamo a immaginare che sia Joe Biden, diventato presidente, a ordinare il ritiro di un terzo delle truppe americane dalla Germania. O che sia stato Barack Obama a farlo, nell’ultimo anno alla Casa Bianca. O che lo avesse deciso un presidente repubblicano della vecchia guardia internazionalista e non di una nuova, più dotata di approssimazione che d’idee.

In qualsiasi di questi casi ci saremmo detti che, in fondo, era giusto. Settantacinque anni dopo la vittoria sul nazi-fascismo e a trenta dalla fine della Guerra fredda, l’Occidente doveva affrontare alcune serie riforme per preservare il suo futuro.  Di fronte al ritiro americano, il dibattito sarebbe sul ruolo centrale che la Germania dovrebbe avere nel sistema di sicurezza europeo: il militarismo tedesco causa di due conflitti mondiali è una preoccupazione che risale a due epoche fa. E ci chiederemmo seriamente – non come adesso, metafisicamente – quale sia il modo di distinguere, equilibrare e armonizzare la Nato e una difesa comune europea più marcata.

E’ giusto che gli Stati Uniti allentino la loro presenza e che ci chiedano di contribuire più concretamente ai costi dell’ombrello americano di sicurezza continentale. Quando sarà passata l’emergenza economica provocata dal Covid, non sarà possibile rifiutarci di spendere, ognuno di noi per ciascuna difesa nazionale, il 2% del Pil. Non perché gli americani hanno bisogno di risorse per ricostruire il loro paese. Se fosse questa la ragione, il bilancio Usa per la Difesa nell’anno fiscale 2020 non sarebbe da 721 miliardi e 531 milioni di dollari (pari a uno stimolo post-pandemia), il 15% del budget federale, il 3,1 più dell’anno scorso, cioè il più corposo aumento in un decennio.

La ragione che ci obbliga a spendere almeno il 2% delle nostre risorse per la Difesa è che oggi il mondo è molto più pericoloso di quanto sia stato negli anni, tutto sommato confortevoli, della Guerra fredda. A parte la crisi di Berlino e dei missili di Cuba fra il 1961 e 62, forse mai la democrazia occidentale è stata minacciata come adesso da russi, cinesi, turchi e da tanti altri più piccoli, convinti che l’autoritarismo sia l’alternativa efficace alle libertà civili. Dopo Yalta i sovietici non hanno mai tentato di sovvertire il nostro sistema né noi il loro. Il terrorismo che abbiamo subito erano forme malate del nostro sistema; le rivolte che Mosca reprimeva nei paesi satelliti erano scricchiolii del loro sistema malato.

Oggi fra coloro che minacciano le nostre norme, per la prima volta c’è anche un presidente degli Stati Uniti dalle idee confuse e pericolose. L’ultima è rinviare le elezioni di novembre causa Covid e –incidentalmente – previsioni catastrofiche per lui. Uno dei nemici del sistema democratico nel quale siamo nati e cresciuti si nasconde negli Stati Uniti, il paese che sia pure fra alti e bassi è il più importante difensore del mondo libero. E’ per questo che il ritiro delle truppe dalla Germania deciso da un presidente come questo, giustamente ci preoccupa. Non è un sano tentativo di riformare un modello di difesa ultra-settantennale e obsoleto, ma una provocazione distruttiva.

Le elezioni americane si giocano su più tematiche: dalla fine della Guerra fredda quelle economiche e sociali interne dominano il confronto fra democratici e repubblicani. Ma The Room Where it Happened, il libro di John Bolton, l’ex consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, svela più di ogni altro esempio ciò che è in gioco alle presidenziali del 3 novembre.

Donald Trump è l’agente, probabilmente inconsapevole, di coloro che vogliono cambiare il nostro mondo. Altri quattro anni di presidenza equivarrebbero a una guerra termo-nucleare per la democrazia. Ma non sarebbe la semplice vittoria di Joe Biden a salvarci: se vincerà, il suo mandato sarà un percorso accidentato dai guasti lasciati da Trump. Il principale slogan elettorale del candidato democratico è tornare alla normalità. Ma anche lui sa di dover affrontare riforme ineludibili per rendere l’Occidente più forte, coeso e sicuro di fronte alle minacce sempre più evidenti.

 

 

http://www.ispionline.it/it/slownews-ispi/

 

 

Allego alcuni articoli pubblicati in questo ultimo mese sul Sole 24 Ore.

https://www.facebook.com/ugo.tramballi.1/posts/2798680240236014

 

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