Dio, patria e nucleare coreano

penceMike Pence la mette sempre sul piano della “Morale”: la sua, molto ristretta e discutibile. Certo di essere illuminato da Dio, il vicepresidente americano è il campione dei cristiani evangelisti ultra-conservatori. Nella gioia e nel dolore, il suo sguardo è inespressivo: una via di mezzo fra chi è perennemente in attesa di un segno del cielo, e i nostri democristiani baciapile d’un tempo. “Pensa che Gesù gli dica di dire le cose che dice”, aveva detto una conduttrice della rete ABC. La sua fede, aveva aggiunto, “è una malattia mentale”. Dopo essersi scusata, Pence aveva deciso di perdonarla perché lui possiede “la Grazia”.

Per Mike Pence è “Morale” andarsene dallo stadio quando i giocatori di football non ascoltano sull’attenti l’inno, in segno di protesta contro il razzismo: la questione per lui è “The Star-spangled banner”, non il profondo razzismo che ancora divide l’America. Per il vicepresidente “Morale” è uscire dalla sala del Summit delle Americhe quando prende la parola il ministro cubano; o essere l’unico a non alzarsi e applaudire alle olimpiadi invernali, quando nello stadio entrano gli atleti delle due Coree, uniti sotto una sola bandiera: primo gesto di pace fra due paesi in guerra dal 1950.

E’ a causa di quest’uomo moralmente tutto d’un pezzo ma piuttosto ignorante nell’arte della diplomazia, che il vertice fra Donald Trump e Kim Jong-un ha rischiato di fallire. L’incontro è ancora in forse, ma dovrebbe essere salvato dal presidente americano e dal dittatore Nord-coreano, trasformati da Pence in giganti della moderazione. La cause célèbre è stata un’intervista televisiva nella quale il vicepresidente sosteneva che se la Corea del Nord non si fosse liberata delle sue armi nucleari, non solo sarebbe saltato il vertice previsto a Singapore a giugno: gli Stati Uniti avrebbero fatto fare a Kim la stessa fine di Gheddafi.

Il dittatore libico aveva smantellato il suo programma nucleare nel 2003. Ciononostante, nel 2011 inglesi e francesi con il supporto “from behind” americano, fecero cadere il suo regime. Se avesse avuto un arsenale nucleare, forse Mu’ammar Gheddafi sarebbe ancora al potere. E’ esattamente questo il motivo forte a favore del regime di Pyongyang: la bomba come garanzia per non fare la fine del dittatore libico. Aggiungendo la brutta fine di Saddam Hussein e che questo è un mondo di lupi, come dare torto al giovane Kim?

Il vice ministro degli Esteri Nord coreano, parlando per conto del suo capo, ha definito Pence “Ignorante e stupido”. Con tutto il rispetto dovuto al vicepresidente degli Stati Uniti, non si può che condividere il giudizio. Deve averlo pensato anche Donald Trump, vedendo svanire per colpa del suo vice il sogno un po’ ambizioso di conquistare il Nobel per la pace. A malincuore Trump ha dovuto disdire il summit di Singapore. Dev’essere poi stato molto felice quando i coreani del Nord hanno reagito con moderazione, salvando lui, il vertice di pace e forse perfino il Nobel. “Una dichiarazione calorosa e produttiva”, aveva commentato Trump.

In verità qualche giorno prima di Mike Pence anche il consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton aveva sollevato lo spettro di Gheddafi. Probabilmente Pence era guidato da una visione religiosa: forse la prospettiva di una Armageddon biblico-nucleare contro i senza dio. La visione di Bolton invece era e rimane quella imperiale neo-con di un uomo vissuto a caccia di nemici: l’Unione Sovietica, Cuba, il Venezuela di Chavez, Saddam, Kim, l’Iran, Hezbollah.

Sebbene “diplomatico” di professione, Bolton divide il mondo in amici (della sua visione di America) e nemici. Cercando di convincere inutilmente i suoi compagni del Likud a trattare con i palestinesi, l’israeliano Ezer Weizman sosteneva che è col nemico che bisogna parlare. Per John Bolton il nemico si bombarda o se ne cambia il regime con i Marines.

E’ curioso che il manicheo Bolton e il religiosissimo Pence lavorino per un leader che non ha nulla di spirituale e che vede il mondo con la duttilità di un uomo d’affari. In un certo senso il presidente Trump è la versione politica dell’immobiliarista Trump: nemici e amici sono tutti avversari fino a prova contraria, fino a quando non c’è un deal. Per lui l’Unione Europea, il Canada, il Giappone non sono alleati storici degli Stati Uniti ma concorrenti della sua visione commerciale dell’interesse americano.

In questa sua percezione del mondo non è un paradosso (almeno non lo è per lui) chiedere agli europei di reimporre le sanzioni economiche all’Iran e contemporaneamente minacciarli di dazi commerciali; o avanzare la stessa minaccia alla Corea del Sud e al Giappone, nonostante siano determinanti per un accodo sul nucleare di Pyongyang. Qualcuno sostiene che gli imprenditori che scalano il potere politico sono degli innovatori, quasi dei rivoluzionari. Io continuo a pensare che siano pericolosi: ovunque, in Italia e nel mondo. Ofelè fa el to mesté: pasticcere fai il tuo mestiere, diciamo noi milanesi nella nostra profonda saggezza, sebbene non ci riesca di parlare con Dio proprio tutti i giorni.

http://www.ispionline.it/it/slownews-ispi/

 

Allego la mia recensione di un libro sulla Siria uscito sul Sole 24 Or,e nell’inserto culturale della Domenica.

 http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2018-05-19/la-mia-rivoluzione-e-musica-173715.shtml?uuid=AEdN5NiE

 

 

  • carl |

    Possibile che per trovare nugoli di emuli, ossia altri esseri commentanti e “pontificanti”,(magari quelli cui volle far riferimento, mettendo i puntini sulle i…:o) U.Eco in una famosa occasione) si debba bazzicare FB et similia…? Eppure anche questo Suo pezzo è traboccante di spunti e perfino di un’opinione talmente saggia da essere off limits & bandita in qualsivoglia gabinetto politico, think tank, ambiti geo-politici et similia.

    Mi riferisco a quella attribuita a E.Weizman e cioè: “..che è col nemico che bisogna parlare..trattare…”
    Ciò detto merita di essere debitamente notata anche “..l’espressione inespressiva..” (che direbbe di essa un grammatico…:.o)?) del vice president.. Ma merita forse una menzione anche il fatto che si sarebbe mostrato incline a tolleranza e perdono nei riguardi di un’anchor-woman che l’aveva offeso.. Dunque Pence, oltre che un essere umano, magari sarà anche questo e/o quello, ma non è un “fanatico”, almeno a seconda del giorno, delle circostanze, delle fasi lunari, ecc. In ogni caso se il suo “superiore” in un momento particolare è arrivato a minacciare di far letteralmente scomparire la N.Korea dalla faccia della terra-..Invece lui (e il Bolton) si sono limitati ad accennare che avrebbe potuto fare la fine di Gheddafy che ho letto non fu soltanto legata alle sue ambizioni nucleari belliche, bensì a quelle di natura pan africana.. Pare che in effetti usasse i petrol proventi anche per fare munifiche elargizioni in mezza Africa, quasi fosse una sorta di F.M.A. e cioè di quel Fondo Monetario Africano che prima o poi qualcuno (non o meno “sprovveduto” della media) proporrrà di mettere a punto prima che sia troppo tardi (per il miliardo o due di africani, intendo).
    Infine un accenno al Kim attualmente regnante nel N Korea. di cui ho letto che avrebbe trascorso qualche tempo nei pressi di Berna, in un collegio “sfizzero” di quelli ai quali si accede pagando fior fiore di rette…:o) Chissà forse è là che ha assimilato il gusto dell’autorità (è Berna che nella competizone tra cantoni è diventata “caput Helvetiae”.. no?:o)) ed altre peculiari quisquilie del’opulento occidente.
    E qui, sia pure di malavoglia, mi fermo…

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