Passeggio senza meta per le strade di Parigi: così bella, così europea. Sono tanti qui i luoghi nei quali il continente ha costruito la sua storia, modellato i suoi valori, determinato le sue tragedie. Dopo essermi svegliato all’alba per vedere i risultati del referendum inglese, frastornato e con un senso di angoscia, ieri avevo bisogno di camminare in questa mia città europea. Perché Parigi è mia, Londra è mia. Milano, Berlino, Bruxelles, Madrid sono mie.
Guardo verso Ovest, da dove 72 anni fa, ad Agosto, gli anglo-americani erano venuti a liberare Parigi. Dallo sbarco sulle spiagge di Normandia, avevano impiegato due mesi per farsi strada, in combattimenti sanguinosi con i tedeschi. Guardo a Est, verso un luogo ugualmente molto vicino da Parigi, e ho come la sensazione di sentire le cannonate. Cento anni fa, il primo di luglio, iniziava la battaglia della Somme: quattro mesi e mezzo di combattimenti, oltre 300mila inglesi, francesi e tedeschi uccisi per niente, perché la guerra durò altri due anni pieni di logoranti assalti e contrattacchi.
Scusate se guardo alle nostre spalle, alla nostra storia di europei. La Storia è la mia ancora di salvezza per cercare di fare il punto quando l’attualità mi angoscia. Ogni volta che mi invitano a parlare nelle scuole e nelle università, ricordo ai ragazzi che studiare la Storia non garantirà loro un posto di lavoro ma li aiuterà a capire il presente e a intuire il futuro.
Gli avvenimenti di cento e di 72 anni fa sono solo apparentemente lontani. In realtà è un battito di ciglia. Le due grandi guerre sono state il risultato e il fallimento supremo del nazionalismo e dello sciovinismo europeo e occidentale. All’autodafé della prima guerra mondiale, è seguito quello della seconda. Per evitare che ce ne fosse una terza, i paesi sconfitti non sono stati puniti ma ricostruiti dai vincitori. E tutti insieme hanno incominciato a costruire un’unione che mai nella storia era stata pensata se non per conquista imperiale. La Comunità e poi l’ambiziosa Unione, perché i nazionalismi venissero per sempre sostituiti dall’unità d’intenti, il populismo dalla solidarietà.
Invece i germi del male, origine delle nostre tragedie, sono ancora vivi e forti. Settantadue anni dopo lo sbarco dei rangers a Omaha Beach, l’America produce il candidato Trump. Sembra finto, ma tanti elettori in carne e ossa lo votano.
Cento anni fa il comandante in capo delle truppe anglo-francesi nell’offensiva della Somme era Sir Douglas Haig. Un generale ottuso e presuntuoso, come tutti i comandanti di tutti i fronti di allora, veri criminali di guerra. Sulla Somme, a Passchendaele e in altre battaglie, Haig mise metodicamente in pratica le sue teorie, nonostante l’evidenza della loro inutilità e le carneficine che provocava. Per lui contava vincere (e quasi mai ci riusciva) a qualsiasi prezzo. Mutatis mutandis, come Nigel Farage. Anche a lui importava vincere il referendum, indipendentemente dal prezzo che gli inglesi e gli altri europei pagheranno.
L’arma di Trump come quella di Farange e di Boris Johnson è modificare la verità (è anche quella di Matteo Salvini, ma mi sembra più una macchietta che un personaggio tragico): dato un problema reale, inventano cifre, costruiscono scenari catastrofici, denunciano come imminenti minacce improbabili.
E’ lo stesso populismo irresponsabile di quegli uomini che nel 1914 hanno portato all’autodistruzione un’Europa stabile e in pace da mezzo secolo. Quel nazionalismo becero che ha prodotto fascismi, nazismi e la seconda tragedia del 1939. Oggi il cupo destino di Londra, la città più moderna e internazionale d’Europa, sarà determinato dal populismo ignorante di Farage, come nel 1992 la multietnica e cosmopolita Sarajevo fu distrutta dalle milizie serbe scese dalle montagne.
La Madeleine, place de la Concorde, le Tuileries a sinistra e di fronte, oltre la Senna, l’Assemblée Nationale. Di primo mattino di un’été orageuse, simile all’estate tempestosa che nel 1944 accolse in Normandia i nostri liberatori, questi luoghi d’Europa risplendono. L’Unione è in crisi ma questi populisti non la vogliono riformare: la vogliono distruggere per tornare alle frontiere di ferro del loro stupido nazionalismo. Farage, Le Pen, Salvini, l’ungherese Orban, gli egoisti slovacchi, gli antisemiti che sono tornati a governare la Polonia, sono qualcosa di più importante del segnale di un malessere. Sono i nemici dichiarati del nostro futuro.
(Foto pubblicata da Economist)