Come era prevedibile, Vladimir Vladimirovich si è comprato l’Ucraina. Noi, la Ue, avevamo da offrire una merce rara come lo stato di diritto: qualcosa che non rende immediatamente e che non si può rivendere subito ai cinesi. Per dirla come in Borsa, un investimento da cassettista: si compra per i figli.
Putin invece ha messo sul piatto 15 miliardi di dollari cash e ha aperto i rubinetti del gas regalato, più che venduto, a poco meno della metà del prezzo di mercato. Come il re dell’Arabia Saudita che si è comprato i suoi cittadini, aumentando stipendi pubblici, assumendo e costruendo case perché nessuno subisse il fascino delle Primavere arabe, così la Russia si è comprato la fedeltà degli ucraini. Cosa altro abbia preteso in cambio da quel Paese, oltre le porte in faccia alla Ue, lo sapremo presto.
Prima di indignarci, mettiamoci nei panni degli ucraini. Sono governati da un presidente, Victor Yanukovych, che non ha mai dimostrato di avere alti ideali: visto da vicino sembra avere la pelle di plastica, come la mummia di Lenin nel mausoleo sulla Piazza Rossa, e Silvio Berlusconi. La sua grande avversaria, Yulia Tymoshenko, langue in carcere con accuse ridicole ma non la si può definire una Thomas Jefferson delle grandi pianure ucraine. Considerarla l’alternativa democratica di Yanukovych è come ammettere la drammatica carenza di opportunità per l’Ucraina di oggi.
Poi arriva Vladimir Putin che cammina come John Wayne nei film western, cavalca a dorso nudo come Mussolini, scala montagne ed esplora gli abissi. Non è un nuovo Stalin: probabilmente si sente la reincarnazione di Pietro il Grande. Ha trasformato il concetto di “vicino estero” – le repubbliche ex sovietiche - in qualcosa di più di una sfera d’influenza dinamica. E’ una nuova versione della grande Russia imperiale.
A parte l’aspetto geopolitico della riconquista dell’Ucraina; a parte la soddisfazione di mettere in difficoltà una volta di più gli avversari occidentali, quella idea putiniana di Grande Russia non può fare a meno dell’Ucraina. Nessuna idea di Russia, nemmeno una democratica, potrebbe rinunciarvi. La Rus’ di Kiev è il regno fondante della Russia. E’ come Nizza e la Savoia ma molto di più. E’ quell’universo degli slavi d’Oriente che attorno all’anno Mille Vladimir I aprì al cristianesimo. Anche Vladimir, fra l’altro, si fece comprare dall’imperatore bizantino.
Quella di Putin non è esattamente la Russia che ci aspettavamo, quando risorse estremamente impoverita dalle ceneri dell’Unione sovietica. Tuttavia dovremmo chiederci quanto sia colpa di Putin, istintivamente capace di interpretare la comprensibile assenza di cultura democratica dei russi (studiate la Storia di quel Paese); e quanta sia la colpa degli Stati Uniti, della Nato, dell’Europa nell’aver agevolato il desiderio di Vladimir Putin di diventare Vladimir Putin.
Non abbiamo combattuto 45 anni di guerra fredda per niente. Quando l’orso è crollato, ne abbiamo approfittato: nel migliore dei casi illudendoci che la Russia sarebbe subito diventata una democrazia come la piccola Cecoslovacchia; nel peggiore, pensando di assediare con scudi missilistici ciò che restava dell’ex Unione Sovietica, umiliando la dignità degli sconfitti, cooptando nelle nostre strutture di sicurezza Paesi per i quali sarebbe stato più saggio attendere. E’ anche da questo che viene la sconfitta europea nella gara d’appalto ucraina. I grandi valori della democrazia valgono poco di fronte al denaro sonante, se non vengono coltivati nel tempo.