L’ambasciatore iraniano a Beirut aveva trovato subito il colpevole dell’attentato alla sua sede diplomatica: Israele. Non è stata una reazione istintiva né un rifesso condizionato. Piuttosto una prova di moderazione. Insomma: una buona notizia.
Anche l’ambasciatore che se l’è vista brutta sapeva chi erano i responsabili un attimo dopo la duplice esplosione. Accusare gli israeliani è stato come mandare un messaggio rassicurante al Libano che a ogni attentato teme di essere trascinato nella guerra civile siriana: non reagiremo, non cadremo nella trappola aprendo un altro fronte di guerra in Medio Oriente. Colpa d’Israele: così, tanto per dire qualcosa che va bene a tutti perché non interessa a nessuno. Nemmeno a Israele.
La successiva rivendicazione di una milizia qaidista sunnita non ha cambiato i termini del problema. L’Iran ed Hezbollah, il suo alleato libanese, non vogliono trascinare il Libano in un caos che alla fine non potrebbero controllare nemmeno loro. Gli attentati sono il prezzo che in un certo senso accettano di pagare in cambio del loro intervento militare diretto in Siria che avrebbe potuto – quello si – contaminare irrimediabilmente il Libano.
Naturalmente si vendicheranno ma in maniera selettiva, assassinando i responsabili dell’attentato all’ambasciata iraniana senza bombardare e prendere d’assalto i quartieri sunniti di Beirut. Iran ed Hezbollah, alleati del regime di Bashar Assad, al momento stanno vincendo su tutta la linea: in Siria sui campi di battaglia, in Libano controllandone il governo. Sono i più forti sul piano politico e militare, non c’è ragione di mettere in pericolo gli equilibri libanesi a loro favorevoli.
Lo Stato libanese non è uno Stato, non lo è mai stato veramente e forse lo sarà solo se il Medio Oriente diventerà qualcosa di radicalmente diverso da ciò che è oggi. Intanto il Paese sopravvive da un attentato all’altro, sperando che non capiti mai quello irreparabile, e sforzandosi ogni volta di ricordare cosa furono i suoi 15 anni di guerra civile per non cadere di nuovo in tentazione.
Se neanche questa volta gli iraniani scateneranno Hezbollah, se non ci saranno escalations libanesi, è anche perché Ginevra per loro è molto più importante di Beirut. Forse i qaidisti che hanno agito oggi e chi sta loro dietro, hanno messo le bombe per ragioni più siro-libanesi (forse no). Ma se gli iraniani non hanno reagito è perché non c’è nulla per loro di più importante della trattativa sul nucleare che riprende dopo il “quasi gol” dell’altra settimana. Hanno urgenza di un accordo che dia respiro alla loro economia: sono più vicini loro alla minaccia di crack economico di quanto non siamo noi a quella di una Bomba iraniana. Un compromesso ragionevole è possibile.