Alcuni giorni prima di aver seguito con attenzione e sconcerto la convention repubblicana di Tampa, avevo rivisto “Bobby”. E’ il film di Emilio Estevez del 2006, nel quale i destini di 22 personaggi ruotano attorno all’omicidio di Bob Kennedy, all’hotel Ambassador di Los Angeles. Sono tante belle storie interpretate da attori fantastici. Ma l’obiettivo di Estevez era di fare un omaggio a un uomo che avrebbe potuto essere tante cose.
Estevez è dichiaratamente di parte. Poiché la sua parte è anche la mia (sono un sostenitore dei Democrats Abroad), alla ventesima volta il film continua a commuovermi. Non avevo rivisto “Bobby” volutamente prima della convention repubblicana; dopo, si. Ho sentito il bisogno di vedere ancora il film per non perdere la mia attrazione e il mio rispetto verso gli Stati Uniti.
“Troppo spesso rendiamo onore alla spavalderia, alla prepotenza e a chi esercita la forza. Troppo spesso scusiamo coloro che costruiscono la loro vita sui sogni infranti di altri esseri umani”, diceva Bob Kennedy nel 1968. Quello che abbiamo sentito a Tampa riguardo alle politiche sociali, economiche e internazionali dei repubblicani è stato un insieme di quella spavalderia e prepotenza. Se non sono un elettore americano riguardo a Medicare e tasse, per la politica estera io e tutti voi lo siamo eccome, sia pure senza diritto di voto. Dagli sbarchi in Sicilia e Normandia, al contenimento e al disgelo con l’Urss, alla guerra in Afghanistan, le scelte americane ci riguardano.
Tutti i candidati, anche Barack Obama quattro anni fa, hanno sempre fatto un po’ i bulli con i potenziali avversari nel mondo: quello che dicevano in campagna elettorale era alla fine diverso da ciò che poi decidevano una volta seduti allo studio ovale, alla Casa Bianca. Qualcuno dirà che anche Mitt Romney, se diventasse presidente, non si comporterebbe con russi, cinesi, palestinesi, arabi in generale e chiunque gli venisse in mente, secondo quanto ha detto in campagna elettorale.
Non credo che sia più del tutto così. Non
tanto perché George Bush aveva promesso di fare il duro e lo ha fatto: il suo
doppio mandato presidenziale è stato troppo condizionato dall’11 Settembre; quanto
per l’ultra-neo-conservatorismo che si è impossessato stabilmente del Partito
repubblicano. Un tempo, quando era moderato, il partito aveva vocazioni
internazionaliste più forti e competenti di quelle dei democratici. Oggi è un
insieme d’idee isolazioniste e neo-imperialiste a seconda delle necessità
d’uso. Come elettori senza diritto di voto il primo martedì di novembre, ma
comunque coinvolti, noi non vogliamo un’America isolazionista né imperialista.
Non ci serve.
Non sapremo mai cosa sarebbe diventato Bob
Kennedy, se non avessero mandato Shiran Bishara Shiran a ucciderlo all’hotel
Ambassador (detesto i teorici della cospirazione ma credere che abbia fatto
tutto un palestinese per vendicare la sconfitta araba del 1967, mi viene
difficile). Quella sera del 5 giugno 1968 Bob aveva solo vinto le primarie in
California: avrebbe ancora potuto perdere la nomination democratica o, poi, il
confronto con il fortissimo candidato repubblicano, Richard Nixon. Se Bobby
fosse diventato presidente, forse avrebbe cambiato l’America nei suoi
comportamenti domestici e internazionali, più del fratello John e di Lindon
Johnson. Forse il complesso militare industriale sarebbe stato contenuto. Forse
la sua eredità morale e politica avrebbe permesso all’America di rispondere
diversamente e con più efficacia alla tragedia dell’11 Settembre. Forse,
chissà. Cosa sarebbe diventata l’America dopo due mandati presidenziali di Bob
Kennedy?
L’ultima volta che sono tornato a Los Angeles
l’Ambassador non esisteva più: era stato abbattuto subito dopo le riprese del
film. Al suo posto ora c’è la Robert F. Kennedy Community School: Bob ne
sarebbe stato contento. Quella volta ero andato a Los Angeles con mio figlio
più piccolo, Francesco, che allora non aveva ancora 14 anni. Si offese molto
per l’insensibilità dei californiani che non avevano preservato un luogo così importante
della loro storia. Anche lui aveva già visto “Bobby”.