La guerra continua

  In ogni guerra la morte del capo nemico è un passo decisivo verso la pace. L’eliminazione di Yahya Sinwar, soprannominato dagli stessi palestinesi “il macellaio di Kan Younis”, dovrebbe esserlo ancora di più. Ma sono molti i dubbi che questo basti per fermare il conflitto a Gaza, le distruzioni, il massacro di civili, per liberare gli ostaggi israeliani e porre fine al disastro umanitario nella striscia.

C’è voluto più di un anno perché gli israeliani riuscissero a trovare il responsabile dell’assalto del 7 ottobre. Tra l’altro sembra sia stato casuale: i soldati non stavano braccando lui. Il problema, tuttavia, non è il tempo che è stato impiegato per togliere di mezzo un assassino. E’ piuttosto che in tutto questo tempo il governo israeliano non abbia costruito un’alternativa politica a Sinwar e ad Hamas: nessun coinvolgimento dell’Autorità Palestinese; nessun tentativo di costituire una coalizione internazionale che riportasse l’ordine a Gaza, aiutasse una nuova entità politica palestinese a governare e desse avvio alla ricostruzione.

Niente, solo guerra. Anziché un’alternativa politica, il governo di Benjamin Netanyahu e dei suoi alleati estremisti nazional-religiosi, hanno pensato a come uccidere e affamare gli oltre due milioni di abitanti di Gaza: in maniera più scientifica di quanto stesse già facendo Sinwar.

Nessuna esortazione degli alleati americani, degli amici europei, perfino dell’Arabia Saudita – fondamentale per il futuro della regione – è riuscita a convincere il governo più estremista della storia contemporanea d’Israele. Non solo Netanyahu ha ribadito che Israele non permetterà mai che da qualche parte, fra il Mediterraneo e il fiume Giordano, possa essere creato uno stato palestinese. I suoi alleati estremisti hanno anche preparato piani e progetti per colonizzare di nuovo Gaza, ricostruendo quegli insediamenti che Ariel Sharon aveva smantellato vent’anni fa.

Cosa accadrà, dunque, ora che Yahya Sinwar non minaccerà mai più di distruggere Israele? Probabilmente nulla, sul piano bellico e politico. Come ha sempre fatto in passato, Hamas nominerà un altro leader, cercando di tenerne segreto il nome il più possibile; è difficile che i miliziani del movimento islamico fino ad ora sopravvissuti, escano dai loro nascondigli con le mani alzate; esiste piuttosto il pericolo che Hamas si possa vendicare sugli ostaggi israeliani ancora nelle loro mani.

Anche se tutto questo non accadesse e se davvero, finalmente, cessasse la resistenza di Hamas, Gaza resterebbe un cumulo di macerie. Sarebbe controllata dai clan che si sono già organizzati come squadre di criminali per vendere gli aiuti internazionali. Nessun paese si assumerebbe il compito di portare l’ordine e spendere un dollaro per avviare la ricostruzione. Itamar Ben Gvir e Bezelel Smotrich sarebbero però più ansiosi di ricostruire le loro colonie.

  • carl |

    Stamane nel dare la notizia della morte di Sinwar, il cronista ha anche accennato a dei suoi dati biografici e cioè, se ben ricordo, che si è ritrovato a 5 anni in un campo profughi in Egitto a seguito della cosiddetta “nakba” e del primo conflitto arabo ebraico.. Insomma in tutto e per tutto come decine di migliaia di bambini di Gaza, ecc.. Il che cosa prospetta per il futuro dell’area mediorientale contesa..? Anche se ovviamente prima che i bambini in questione divengano adulti ed addestrati, coloro che già lo sono continueranno il tragico tran-tran.. magari escogitando qualche trovata e ovviamente anche prendendo ogni accorgimento possibile ed immaginabile dopo i fatti dei cerca-persone, ecc. Perchè, come si suol dire, “tutto fa scuola”…

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