Quando non riescono a incontrarsi fisicamente, i negoziatori ucraini e russi continuano a parlarsi online. Lo hanno fatto anche all’ombra degli orrori lasciati nelle periferie di Kyiv dal frettoloso ritiro dei soldati di Mosca. Un’ombra che renderà ogni trattativa più difficile di quanto già non fosse. E più elusiva la fine del conflitto.
Anche prima della scoperta dei crimini commessi sui civili, una soluzione della guerra in Ucraina aveva lo stesso prerequisito di tutte le altre: il risultato delle battaglie sul campo. La vittoria dell’uno o dell’altro oppure lo stallo, l’impossibilità per ognuno di dichiarare una vittoria e quindi l’obbligo di trovare una soluzione che accontenti entrambi.
Nel caso ucraino questa possibilità per ora non c’è ed è improbabile che si crei. Gli ucraini possono resistere a lungo ma è difficile che possano militarmente cacciare i russi oltre i confini. Anche i russi non potranno mai conquistare l’Ucraina. Putin, però, può concentrare le sue forze sugli obiettivi dell’Est e del Sud, e affermare che lo scopo della guerra erano Donbas, Luhansk, Crimea, le coste del mare interno di Azov e quelle del Mar Nero. E’ una bugia. Ma propaganda e repressione della società russa, la imporranno come una vittoria.
“Impicchiamo il Kaiser”, dicevano gli inglesi nel 1918 dopo la resa della Germania. Nel 1945 gli eserciti alleati arrivarono fino al bunker di Hitler, a Berlino. Furono due grandi vittorie: la prima gestita male con l’umiliazione del nemico; la seconda bene con la ricostruzione della Germania. Come ci comporteremo con Putin che se in Ucraina non vince, nemmeno perderà: cioè resterà al potere?
Probabilmente il presidente di una grande democrazia deve soppesare le sue parole, deve usare la diplomazia anche nel dire le cose più dure. Quando Joe Biden ha affermato che dopo questa guerra Vladimir Putin non può continuare a governare, ha offerto ai russi l’opportunità di accusare gli occidentali di tramare un cambio di potere a Mosca.
Non è così: il regime change è uscito dalle prospettive geopolitiche degli Stati Uniti per almeno un’altra generazione. L’esperienza dell’amministrazione Clinton nei Balcani e, ancor peggio, le successive e fallimentari presunzioni di George W. Bushin Medio Oriente, hanno lasciato ferite pesanti alla Casa Bianca, al dipartimento di Stato e al Pentagono.
Con un’enfasi forse esagerata, tuttavia Biden ha detto ciò che tutti pensano: governi occidentali, opinioni pubbliche, probabilmente anche i russi e i loro amici. Come ci comporteremo con Putin che molto probabilmente continuerà a governare la Russia? Il massacro di Bucha, gli altri che scopriremo, il martirio di Mariupol che ricorda la ferocia nazista nell’assedio di Leningrado del 1941; i bombardamenti indiscriminati, la ferrea volontà di conquistare o distruggere un paese sovrano. E’ difficile ritrovare un assetto internazionale con il responsabile politico di tutto questo.
E per quanto tempo sosterremo compatti i costi delle sanzioni? Le straordinarie punizioni economiche prima o poi piegheranno la Russia ma un prezzo, se molto minore, lo dovrà pagare anche l’Occidente. Il problema è che il regime di Mosca è autoritario e illiberale, il nostro sistema è democratico.
Saremmo disposti, in nome dell’Ucraina, e pensando a Bucha, ad entrare in una recessione sia pure controllata, a ridurre i consumi di gas, a vedere salire i prezzi di tutto? Vladimir Putin conta molto nelle prerogative del mondo democratico dove ognuno – individuo, associazione di categoria, partito – è libero di protestare.
Ls soluzione ideale del problema sarebbe un cambio di regime dall’interno del Cremlino. Eventualmente di leader: una trasformazione democratica del sistema russo è un’eventualità ancora più remota. Insistendo con le dichiarazioni enfatiche e immaginando l’eventualità di una vittoria ucraina, Joe Biden ha anche detto che il paese distrutto sarà ricostruito con gli asset in dollari della Banca Centrale di Mosca. E’ sbagliato. Perché in questa fortunata eventualità, anche l’economia di una Russia senza Putin dovrebbe essere ricostruita.
Se il mondo fosse così fortunato da veder cadere Putin con un colpo di palazzo, non dovrebbe ripetere gli errori della Prima ma la lungimiranza della Seconda Guerra Mondiale: non serve impiccare lo zar ma aiutare la Russia.
Commento apparso due giorni fa in 24+ sul web del Sole 24 Ore