Sull’eventualità che Israele sia la versione del XXI secolo dell’apartheid sudafricano del XX, il dibattito è acceso da tempo. Human Right Watch nel 2021 e Amnesty International l’anno scorso, in due ricerche dettagliate, avevano affermato che il comportamento brutale degli israeliani verso i palestinesi, equivale al segregazionismo afrikaner imposto alla maggioranza non bianca del Sudafrica.
Israele e Sudafrica sono due paesi che frequento da molti anni. Prima di seguire il processo di smantellamento dell’apartheid negli anni ’90, nel 1984 avevo visitato a lungo il paese nella fase finale e più brutale del suo segregazionismo. Presidente era l’ottuso P.W. Botha.
Continuo ad avere qualche dubbio sulla correttezza del paragone fra quel Sudafrica e Israele. Nei Territori occupati è in corso un conflitto fra due aspirazioni nazionali: gli israeliani occupano, i palestinesi cercano di resistere. In Sudafrica bianchi, neri, colorati e indiani appartenevano allo stesso paese.
Ci sono però anche gli altri palestinesi, gli arabi cittadini d’Israele, sono israeliani quanto gli ebrei e rappresentano una minoranza cospicua: più del 20%. Sono cittadini di seconda classe e il loro reddito medio è tre volte inferiore a quello degli ebrei. Ma diversamente dai sudafricani non bianchi di allora, i palestinesi hanno una partecipazione politica: siedono alla Knesset e se sono ai margini delle scelte d’Israele è anche per colpa dei partiti che li rappresentano.
Tuttavia non vi agitate, che siate d’accordo o meno con le mie distinzioni, è il governo di estrema destra nazional-religioso di Bibi Netanyahu che ha intenzione di chiarire i nostri dubbi: si, Israele sta diventando il paese del nuovo apartheid, forse più razzista e illiberale di quello originale.
Nel 2018 la Knesset aveva approvato come legge fondamentale quella dello stato-nazione: Israele come “patria storica del popolo ebraico”, titolare di “un diritto esclusivo di autodeterminazione nazionale”. Già questo metteva Israele sulla buona strada in direzione dell’apartheid.
Ma Israele ha anche una Corte Suprema la quale aveva chiarito che i principi di quella legge non potevano avere la precedenza su altri più importanti dello stato: per esempio l’uguaglianza fra i suoi cittadini. Sapendo che sarebbero stati respinti, i promotori dello stato-nazione non avevano incluso la disposizione della precedenza su tutte le altre leggi.
Fra loro c’era l’attuale ministro Yariv Levin, il Dottor Stranamore delle riforme legali che vogliono porre il sistema giudiziario al servizio della maggioranza politica: quelle cosi dette riforme spingono centinaia di migliaia d’israeliani a manifestare contro, ogni sabato sera, da 22 settimane.
Ora Levin è tornato alla carica: vuole dare contenuti politici fattivi al principio di stato-nazione dei soli ebrei. Il sionismo (l’equivalente israeliano del nostro risorgimento, ma apparentemente senza fine) deve essere il “principio guida decisivo” della cittadinanza. Cioè case, quartieri e città solo per gli ebrei. E solo per cominciare. Su qualsiasi decisione, valutazione, concessione, assunzione, ecc, saranno valutati i valori sionisti del richiedente. Difficile trovare un palestinese che dimostri di possedere quelle qualità.
Con una contemporaneità forse solo casuale, Bibi Netanyahu ha ri-promosso come vice-ministro nell’ufficio del premier (lo era già ma aveva dato le dimissioni) Avi Maoz. Maoz è il leader del partito di estrema destra razzista Noam. Bibi gli ha assegnato l’equivalente di 76 milioni e mezzo di dollari per creare la nuova “Autorità per l’Identità Ebraica”. Verificherà che i docenti, le lezioni, i contenuti dei libri di testo delle scuole rispettino primato e moralità stabiliti dal pensiero unico che si sta cercando d’imporre.
Le municipalità dalle quali dipendono le scuole, in buona parte liberal, hanno rifiutato di collaborare con la nuova autorità. E come previsto, la Procuratrice Generale Gali Baharav-Miara ha respinto la legittimità del primato dello stato-nazione sulle altre leggi: nel sistema legale israeliano continua a prevalere l’eguaglianza fa i cittadini. Per ora.