Tutti si aspettavano che ci avrebbero pensato gli hackers russi o Julian Assange (in fondo la stessa cosa). E’ ancora probabile che si facciano vivi a novembre. Invece a imbastire la grande sorpresa di ottobre è stata l’Fbi. Di più, è stato il suo direttore che da rispettabile moglie di Cesare si è trasformato in un nuovo, mostruoso J. Edgard Hoover. Imprevedibile, per usare un paragone calcistico americano, quanto una vittoria dei Cleveland Browns al Superbowl.
Il bureau, garante della sicurezza del paese e dei suoi valori, che volontariamente offre al candidato repubblicano una sponda al limite dell’illegalità, capace di valere una presidenza. Anche se l’avesse fatto in nome dei più alti valori della trasparenza, il direttore Comey sapeva come tutti che quell’entrata in scena avrebbe pesantemente favorito Trump.
Cosa stia accadendo all’America, se lo chiede da mesi il mondo intero dandosi risposte di ogni tipo, compreso un attacco degli alieni alla Terra. Perché gli Stati Uniti non sono un paese come gli altri, sono la superpotenza. Il presidente che siede alla Casa Bianca è così importante anche nelle nostre vite di alleati o nemici, che ogni volta in cui ne eleggono uno, gli americani dovrebbero cederci il 20% del loro diritto di voto.
Personalmente credo che le democrazie dell’Europa occidentale siano più realizzate di quella americana: soprattutto sotto l’aspetto dei diritti sociali. Ma se il vecchio continente ripiombasse nell’autoritarismo, nel populismo e nei nazionalismi, la democrazia americana potrebbe vivere senza di noi. Se la democrazia finisse in America, la nostra non reggerebbe da sola. Faccio un esempio: se mai un giorno Matteo Salvini andasse al potere, saremmo in molti a decidere di andarcene dall’Italia. Ma se Donald Trump va al potere negli Stati Uniti, dove andiamo?
Qualsiasi cosa diranno le urne martedì sera, la categoria che esce peggio da questa mostruosa campagna elettorale, è quella degli uomini. Bill Clinton è stato lo scheletro grande come quello di un mammut, nell’armadio di Hillary. Poi, nella stessa sotto-categoria dei sessuomani assatanati di potere, è arrivato con i suoi autoscatti di nudo Antony Weiner, il marito di Huma Abedin, braccio destro di Hillary. Poi ancora, ecco James Comey con il suo senso on demand della giustizia. Infine, maschilista fra i maschilisti, lui, Donald Trump: il genio (detto senza ironia) capace di vendersi a un vastissimo numero di elettori come l’uomo anti-sistema. E’ come se lo sceriffo di Nottingham si spacciasse per Robin Hood, riuscendo a ingannare anche frate Tuck .
Come tradizione, a gennaio dopo il giuramento ai piedi del Campidoglio, il nuovo presidente in carica guida la parata lungo Pennsylvania Avenue fino alla Casa Bianca. Se vincesse Trump, quel giorno il nuovo presidente potrebbe ostentare la sua ricchezza e le sue proprietà, decidendo di fermarsi a dormire in una suite dello sfarzoso Trump International Hotel, 1100 Pennsylvania Ave., Washington D.C., l’ultimo nato della sua catena. Da fuori sembra allegro come la casa della Famiglia Addams. Fra le amenities c’è la “Spa by Ivanka Trump”, eventualmente first lady.
La vera sconfitta di questa campagna, comunque finirà martedì sera, è Hillary Clinton. Ha interpretato il potere del sistema al quale appartiene quasi ininterrottamente dall’11 genaio1983, quando diventò first lady dell’Arkansas, senza nemmeno provare a dissimulare: sarebbe stata una missione impossibile. Se eletta, sarà una buona presidente, credo che saprà governale l’America meglio di Obama in questa procellosa stagione del mondo. Ha ragione Michelle, la first lady uscente: nessun candidato americano è mai stato così preparato alla carica presidenziale. Ma un politico deve avere quell’empatia mostrata da Roosevelt o Kennedy prima d’imparare a essere presidenti.
Credo che votare per il meno peggio o il migliore dell’altro, non necessariamente il migliore in assoluto, sia una delle qualità della democrazia. Il capo è amato davvero o per finta nelle dittature. Tranne che per Giuliano Pisapia, a Milano, penso di aver sempre votato turandomi un po’ il naso, senza per questo aver mai pensato che le elezioni fossero una farsa. In fondo scegliamo un leader, non un convivente. Questa volta, se sceglierete Hillary, voi amici e alleati americani dovrete mettere un mollettone al naso. Ma, per favore, ricordatevi del 20% della vostra scelta che ci spetta.
Come sempre, allego i miei più recenti articoli apparsi sul Sole 24 Ore. Molti fra i membri questo blog non sono lettori del Sole né (beati loro) possiedono un profilo Facebook.
Il nuovo presidente in Libano
https://www.facebook.com/ugo.tramballi.1/posts/951793648258025
L’anniversario della crisi di Suez
la Sykes-Picot di Russia e Usa
Gerusalemme, l’Unesco e Renzi
https://www.facebook.com/ugo.tramballi.1/posts/943670989070291