E se Bernie Sanders diventasse il 45° presidente degli Stati Uniti? Due giorni fa avevo postato sul mio profilo Facebook il suo messaggio elettorale, semplice ed efficace, accompagnato da “America” di Simon & Garfunkel: “They’ve al come to look for America….” https://www.youtube.com/watch?v=2nwRiuh1Cug.
Una lettrice mi ha subito scritto – ho avuto l’impressione con tono preoccupato – chiedendomi se quello fosse un endorsement per Sanders. Perché no?, ho pensato d’istinto. Dio sa quanto sarebbe utile agli Stati Uniti essere governati almeno una volta da un social-democratico. In qualche modo era successo con Franklin Roosevelt e l’America aveva vissuto forse il momento più esaltante e socialmente più equo della sua storia.
Ma alla lettrice ho risposto con più raziocinio che no, non era un endorsement ma un wishful thinking: qualcosa che si vorrebbe ma che non può accadere, un pio desiderio. Oggi sarebbe molto più facile, temo, che presidente lo di venti Donald Trump piuttosto che una brava persona come Bernie Sanders. L’endorsement che personalmente, da cittadino del mondo ma residente in un paese alleato degli Stati Uniti, credo sia più serio, è quello del New York Times, a favore di Hillary Clinton. http://www.nytimes.com/2016/01/31/opinion/sunday/hillary-clinton-endorsement.html?_r=0
Le ragioni sono tante, una più evidente dell’altra. E’ democratica (e io sono un sostenitore onorario dei Democrats Abroad) in una fase della storia nella quale i repubblicani hanno completamente perso il senso della storia e delle loro tradizioni internazionaliste. E’ bello che finalmente una donna conquisti la carica più potente della Terra. Inoltre, conosce la materia: la gestione del potere dentro e fuori gli Stati Uniti in un momento nel quale il mondo è pieno di dilettanti presuntuosi e pericolosi.
Hillary ha qualche scheletro nell’armadio. Come tutti: uomini e donne, candidati alla presidenza degli Stati Uniti e tranvieri. Ma se al momento il più grave è lo “scandalo” delle e-mail private quando era segretaria di Stato, usando questo come unità di misura della trasparenza, in Italia sarebbe impossibile eleggere un sindaco. Ad ascoltare la corrispondenza dall’America del TG1, sabato sera, sembrava che da un momento all’altro Hillary Clinton dovesse ritirarsi dalla corsa e probabilmente essere arrestata, a causa di nuove e-mail secretate. Non ho trovato niente di tutto questo sul NYT, sul Washington Post né sul Corrierone.
Continua a piacermi di più Bernie Sanders. Un socialista bolscevico, un comunista, se state ad ascoltare i repubblicani e i cow boys del Wyoming. Per i nostri canoni Sanders sarebbe un social-democratico moderato. Forse. L’America avrebbe proprio bisogno di quella giustizia sociale della quale parla nei suoi comizi. Se accadesse il miracolo, diventerebbe presidente a 75 anni: Ronald Reagan lo è stato fino all’età di 78 ed è ricordato come un grande presidente.
Ma capisco che il capitalismo creato da Alexander Hamilton alla fine del XVIII secolo, sia quello che ha definito l’America. E capisco che se Sanders vincesse le primarie, il primo martedì di novembre di quest’anno sarebbe presidente Donald Trump o un altro repubblicano come Ted Cruz. Date a uno di questi due il controllo degli arsenali nucleari e siamo tutti sistemati.
Come alleati degli Stati Uniti, vittime o beneficiari delle scelte del presidente che sta alla Casa Bianca, credo che dovremmo avere tutti diritto a una percentuale di voto alle loro elezioni. Che so: un voto popolare ogni 20 italiani. Hillary Clinton mi rassicura di più, darà di nuovo all’America un ruolo internazionale più marcato, anche se non guerrafondaio come lasciano intendere le dichiarazioni dei candidati repubblicani.
E’ tuttavia curioso che oggi da noi il leader internazionale più criticato sia Barack Obama e il più esaltato Vladimir Putin. Il primo aveva deciso di rinunciare allo stereotipo americano dell’interventismo militare; il secondo di riprendere quello sovietico. La realtà è che continuiamo a vivere in un mondo hobbesiano nel quale la forza non smette di suscitare timore e ammirazione. Se le cose stanno così, allora preferisco che il Leviatano americano sia Hillary Clinton.
Allego un commento sul Qatar, uscito qualche giorno fa sul Sole 24 Ore