Dopo attento studio e scrupolosi accertamenti, gli esperti del ministero della Difesa d’Israele hanno decretato che quella dell’estate scorsa a Gaza fu guerra. Con 50 giorni di combattimenti e 67 soldati uccisi (più cinque civili fra cui un bambino) “Soglia di protezione” non poteva essere considerata solo un’operazione militare. Nelle statistiche dei conflitti è l’ottava combattuta da Israele contro gli arabi, a partire dal 1948.
E’ tuttavia sorprendente che sia la prima israelo-palestinese ufficiale. Alla fine, dopo circa un secolo di rivolte, terrorismi e una nakba; 48 anni di occupazione, intifade e contro-intifade, inutili battaglie nella striscia di Gaza, israeliani e palestinesi hanno la loro guerra accertata. Probabilmente con 2.100 morti, 500 dei quali bambini (e 4mila razzi lanciati contro Israele), i palestinesi non avevano mai pensato che ”Soglia di protezione” non lo fosse.
E’ l’ultimo tassello dell’incredibile ma vero di questo conflitto, il più lungo della storia moderna e, per i sani di mente, il più insensato. Il comportamento schizofrenico di Bibi Netanyahu e di Abu Mazen, i due nemici, ne è il corollario. Lasciato senza una prospettiva di negoziato, il leader palestinese è partito con decisione verso il fronte delle Nazioni Unite: prima ha presentato al consiglio di sicurezza una risoluzione, nonostante sapesse che non sarebbe mai passata e nonostante il consiglio contrario del re giordano Abdullah. Poi ha avviato le pratiche per l’ingresso della Palestina nella Corte internazionale dell’Aia, nella speranza di condannare gli israeliani per crimini di guerra.
Le mosse di Abu Mazen erano comprensibilmente disperate ma politicamente sbagliate: l’ennesima prova di una leadership vecchia e inadeguata. Le immagini delle riunioni del governo palestinese, sembrano quelle di un politburo superato dalla storia. In gran parte vecchi arnesi di Fatah, diventati boss locali carichi d’interessi privati nei loro atti d’ufficio. Intoccabili per aver guidato una lotta di liberazione che non ha liberato nessuno, avevano fatto fuori l’unica persona seria: l’ex premier Salam Fayyad, colpevole di onestà e capacità.
Il lavoro di Bibi Netanyahu avrebbe dovuto essere facile, con avversari così. Invece lui e alcuni dei ministri mediocri e razzisti del suo gabinetto, hanno dato fuori di matto. Vogliono che siano i palestinesi a essere denunciati alla Corte internazionale, vogliono che gli americani blocchino gli aiuti e arrestino ogni palestinese sul loro territorio, si rifiutano di trasferire milioni di tasse che raccolgono per conto dei palestinesi. Tutto questo perché i palestinesi si permettono di pensare che anche i soldati israeliani possano commettere crimini di guerra.
E’ questa nevrosi per una purezza impossibile che mi colpisce. Non c’è esercito al mondo che in guerra non abbia commesso dei crimini: tedeschi sui russi, russi ai tedeschi, italiani, americani, inglesi, giapponesi. Ci sono differenze nella dimensione dei crimini e nella continuità. Ma nessun esercito è mai uscito da un conflitto con la coscienza immacolata.
Nell’ultima guerra di Gaza Hamas ha volutamente combattuto nei centri abitati, ha sparato e lanciato razzi accanto a luoghi pieni di rifugiati, i suoi missili cercavano obiettivi non militari. Ma se la gran parte delle vittime palestinesi sono state civili, e 400 erano bambini, significa che nella loro risposta gli israeliani non si facevano più scrupoli di Hamas.
Terrorista è una definizione usata con molta frequenza da Israele: potenzialmente lo è ogni palestinese. Non pretendo che gli israeliani – obiettivo del terrorismo – comprendano il contesto: l’intrinseca violenza di un’occupazione. Un ripasso della storia servirebbe però a ricordare che anche il sionismo, come qualunque altro movimento di liberazione nazionale, ne ha fatto uso. Menachem Begin e Yitzhak Shamir sono stati dei terroristi: Begin è poi stato un premier importante (Shamir no). L’Irgun e la banda Stern hanno ucciso arabi civili, assassinato rappresentanti delle Nazioni Unite ed ebrei loro nemici, compiuto attentati senza curarsi di fare vittime innocenti.
Guardando il logo dell’Irgun (l’immagine che ho scelto per illustrare questo post) della quale Begin era il capo, vengono in mente i simboli di Hamas e di Hezbollah: il pugno che stringe un fucile a dominare una carta geografica che non prevede spazio territoriale per l’avversario, si tratti della Grande Israele o della Grande Palestina. Quando gli inglesi che fino al 1948 governavano la Palestina mandataria, arrestavano e condannavano uno di loro, i ragazzi della Stern di Shamir rapivano qualche soldato nemico, lo impiccavano e lo fotografavano. A parte il web che allora non c’era, non vi ricorda il califfato islamico di Raqqah?