Monsieur le Rais & Vladimir Arabskoy

france_russia_09827jpg-492e0_1496082597-k1o-u11002999240546dwg-1024x576lastampa-itQuasi i palestinesi non si erano ancora mobilitati per le loro giornate della rabbia, che Bibi Netanyahu entrava all’Eliseo. Andava da Emmanuel Macron prima che a Bruxelles, a incontrare l’insieme degli europei preoccupati per la decisione di Donald Trump di spostare l’ambasciata a Gerusalemme. Da leader della Ue, perché questo si crede – e nessuno osa dirgli che non potrebbe perché in realtà lo è diventato – il presidente francese ha accolto l’israeliano con calore umano prima di rimproverarlo con durezza politica. E’ il comportamento di un leader.

Come in fisica, anche nella geopolitica la regola dice che quando si crea un vuoto, prima o poi qualcosa o qualcuno lo riempie. Fuori l’America sempre più screditata dal suo presidente con un’ostinazione distruttiva che fa sospettare la volontarietà del gesto. Entra la Francia di Macron. E anche la Russia di Putin. Ma quest’ultimo c’era già: ci lavora metodicamente e con successo da qualche anno. Come ex Kgb forse Putin è anche riuscito nella più incredibile operazione d’infiltrazione e inganno nella storia dell’intelligence mondiale: spingere gli americani a votare il presidente che faceva più comodo a lui che a loro.

Quello di Macron è stato una specie di blitzkrieg diplomatico: il tempo di occupare l’Eliseo e già convocava Fayez al-Serraj e Khalifa Haftar, i due signori della Libia che gli italiani non erano riusciti a mettere insieme. Con maghrebini e africani del Sahel Macron ha avuto l’abilità di affrontare la questione migranti come fosse la Francia e non l’Italia ad aver tenuto le porte aperte fino all’ultimo.

Su Libia e migrazione, a Roma le opposizioni si erano scatenate contro le debolezze del governo. Ma non c’è partito né esecutivo italiano di oggi e di ieri che non abbia contribuito – chi poco, chi tanto – a fare del nostro paese un partner minore dalla credibilità opinabile sulla scena internazionale. E’ una questione di comportamenti e soprattutto di Storia se la Francia è più decisiva di noi.

Macron e Putin hanno dei loro paesi una visione globale: agiscono per essere presenti ovunque nel mondo ci sia un possibile ruolo da svolgere. Sfruttando il brand originale – “Accordi d Parigi”- il presidente francese si è appropriato dell’agenda sul clima e ha riconvocato una conferenza a Parigi. Prefigurando l’imminenza di un Armageddon climatico in assenza d’iniziative, Macron si è presentato come alternativa all’America che su questo tema ha avuto la leadership fino a che ha governato Obama.

Emmanuel Macon approfitta anche di una congiuntura europea favorevole. L’autorevolezza della Gran Bretagna si sta inabissando nella farsa di Brexit e quella tedesca nella difficoltà di Angela Merkel di ristabilire la stabilità interna dopo le elezioni. Per ragioni storiche, in realtà l’ambizione della Germania non è mai stata la conquista di un primato geopolitico ma economico: mercati dove esportare.

E’ soprattutto in Medio Oriente che il francese e il russo stanno imponendo il loro primato: Monsieur le Rais e Vladimir Arabskoy, Vladimir d’Arabia. Non è teatro ma il prodotto di una regia attenta ciò che è accaduto in questi giorni. Per colpa americana riprende vita il vecchio conflitto israelo-palestinese. Il mondo arabo e islamico ricominciano ad agitarsi. Ed ecco che dopo essere stato il primo a chiamare Trump per esortarlo a recedere su Gerusalemme (non va dimenticato che era stato anche il primo europeo a invitare il presidente americano, alla festa del 14 di luglio), Macron riceve a Parigi il paria della regione, Netanyahu. Al mondo mostra che la Francia e l’Europa che lui rappresenta, considerano Israele un partner, non un avversario. Ma come si fa con gli amici, l’evidenza del disaccordo non è celata.

Mentre Macron conquista la sua scena, l’altra parte della quinta è occupata da Putin che a raffica visita Turchia, Egitto e Siria dove approfitta per annunciare il ritiro delle truppe russe: porta a casa una vittoria senza essersi impantanato come gli americani. Ognuno a modo suo, Macron e Putin stanno occupando un vuoto: ma ne prendono possesso più come autorevoli facilitatori di una soluzione che da distruttori o plasmatori del Medio Oriente come avevano preteso di essere Bush e Sarkozy. Questo compito spetta ai paesi della regione ai quali tuttavia servirà sempre un arbitro credibile per le loro infinite dispute.

 

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  • Smithe566 |

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  • carl |

    Comincio dall’argomento più serio, e cioè quello che Lei chiama l’agenda sul clima” .. Purtroppo l’argomento è serio soltanto per coloro che soni usi a pensare e, ovviamente, che non si limitano al breve termine come purtroppo invece fa non solo fa il grosso della truppa o, se si preferisce, la base della piramide sociale ma anche la sua “cuspide”…Infatti per tutti costoro, un giuorno segue l’altro col solito tran tran inframmezzato da questo o quel fatto più o meno tragico e diverso… Che un brutto giorno comincino a materializzarsi continuativamente e pesantemente gli effetti meteo, para-climatici con tutte le loro probabili sequele sul piano socio-politico, geo politico, ecc. non tange i tanti succitati vuoi perchè non ci saranno o, se ci saranno, si vedrà e anche perchè i soliti pochi avranno un trattamento da “più uguali” degli altri..
    Concludo con l’argomento meno serio quellò che attribuisce (sia pure con quel “forse” che Lei giustamente premette…) alla Russia il fatto di essere riuscita nell’incredibile operazione di spingere gli elettori americani a votare il presidente che faceva più comodo alla RU che agli USA….
    Francamente vedo più consono al Putin la tenuta da “judoka” che quella di un cow-boy da film hollywoodiano che cavalcando con lo “stetson” in testa, roteando il lazo o sparacchiando in aria fa deviare il branco di bovini (o come si dice nell’Italia nostra “ilpopolo bue”..:o)dove meglio gli pare…:o)
    Sulla Francia e dintorni ci saranno prob altre occasioni di parlarne.

  • massimo nava |

    ottima analisi e molto condivisibile. aggiungerei che la leadership europea di Macron è per default, nel senso che – Spagna, GB, Germania e Italia sono alle prese con problemi di vario tipo che la Francia non ha.

  • Fabio |

    L’ultima frase mi sembra che contenga tutta la problematica implicita nel discorso di Trump. Se gli USA si sfilano dal ruolo di arbitro chi li può sostituire? Macron? Putin?

  • guido LENZI |

    E’ quanto di più coerente ed incisivo sia stato espresso in merito all’intrico mediorientale.
    Oltre che diffonderlo in rete, bisognerebbe però scriverlo sulla stampa, a beneficio di una opinione pubblica distratta dalle solite beghe nostrane.

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